“Vivaci spiagge cittadine, prestigiosi musei, magnifici edifici antichi e monumenti: una città perfetta per una vacanza di mare, cultura e movimentata dalla frizzante vita notturna”. Così, in genere, si presenta Malaga, accogliente capitale andalusa della Costa del Sol, poco più di 500mila abitanti che tuttavia di accogliente hanno sempre meno.
Se da un lato il turismo di massa porta denari e benessere, dall’altro ha un costo che gli abitanti di quest’angolo di Spagna digeriscono a fatica: doversi mettere da parte per lasciare posto a 14 milioni di persone dall’accento strano (dati del 2023) che sbarca per qualche giorno e si sente padrone di tutto. E questo moltiplicato per tutto l’anno, viste le temperature miti che rendono Malaga una meta ambita anche in inverno.
Una forma di insofferenza contro i turisti che è scattata dopo il caso di Dani Drunko, ristoratore sfrattato in fretta e furia dall’appartamento in cui viveva perché destinato a diventare nell’ennesimo bed and breakfast, malgrado la controproposta al proprietario di accettare un affitto più alto o addirittura di acquistare l’appartamento.
Un caso condiviso sui social da Drunko, che ha lanciato anche una “call to action” ai suoi concittadini, chiedendo di unirsi alla protesta a chiunque fosse stanco del calo costante del mercato immobiliare interno, con aumento esponenziale di abitazioni per affitti a breve e lungo termine e dei canoni di affitto, con il conseguente calo dei servizi rappresentato alla graduale scomparsa di negozi e botteghe costrette a chiudere per fare posto a negozi di souvenir, bar e ristoranti aperti fino a notte fonda.
Quanto basta per far scattare la protesta, come accennato, scegliendo di dire la propria utilizzando le etichette “AT” (Apartamento Turistico) che per legge devono identificare le location destinate ai forestieri. Per l’occasione, AT è diventato di volta “Apestando a Turista”, più o meno “puzza di turista”, o ancor “AnTes una familia vivia aqui”, prima di voi ci viveva una famiglia, per finire con “AnTes to esto era centro”, un tempo tutto questo era centro.
Ma Malaga non è il primo comune spagnolo a protestare contro la piaga del turismo di massa. Al coro si erano già unite le isole Canarie, dove i muri sono ormai zeppi di inviti ai turisti di tornare a casa propria, e Maiorca, protagonista la scorsa estate di un’invasione di cartelli che mettevano in guardia sulla presenza di rocce pericolanti o di colonie di meduse, in realtà sistemati ad arte per tenere lontani i turisti.
Un problema di vasta portata che tocca anche parti del mondo come New York, che nel settembre dello scorso ha messo fuori legge il mercato degli affitti brevi e Parigi, dove superato il limite annuale di 120 giorni, l’appartamento viene considerato d’ufficio una struttura alberghiera.