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Aveva il mondo ai suoi piedi, ma sognava un amore e una famiglia che il destino, al contrario, aveva deciso di negarle. Il destino di Maria Callas, la “Divina” della musica lirica, ricorda per molti versi quello di altri divi del passato, macinati dal successo e sfruttati fin quando rappresentavano denaro facile. Una Marilyn Monroe della lirica, secondo qualcuno, accomunandone l’esistenza a quella di un’altra icona minata nel profondo da un’infelicità che l’avrebbe portata alla morte prima del previsto.

Icona di eleganza, classe, raffinatezza, stile e grazia, Maria lamentava spesso di non aver avuto un’infanzia, come capita a chi viene sfruttato fin da piccolo per via di qualche dono straordinario, che nel caso della Callas era una potente e limpida voce da soprano capace di grande estensione, di agilità e di una rara capacità di salire di volume.

Considerata la più grande voce della lirica di ogni tempo, tanto sicura sui più grandi palcoscenici del mondo quanto fragile e delicata nella vita, Maria Callas era nata a New York da una famiglia di immigrati greci, e la prima fase della sua vita è scandita dal divorzio dei genitori a causa delle numerose infedeltà di suo padre. A 13 anni torna ad Atene con la madre e la sorella e si iscrive al Conservatorio, dove studia con la cantante lirica Elvira de Hidalgo. A 17 anni debutta professionalmente con un ruolo minore in Boccaccio, la produzione di Franz von Suppé, in scena all’Opera Nazionale di Atene.

Un anno dopo ottiene il ruolo protagonista nella Tosca di Puccini, interpretando la tragica figura della famosa prima donna romana del 1800, vittima delle macchinazioni di un uomo potente. È il ruolo a cui verrà associata maggiormente nel corso della sua straordinaria carriera.

Grazie al suo straordinario talento, la prestigiosa Metropolitan Opera di New York le offre un contratto per cantare in ruoli secondari, ma la cantante declina la proposta, non ritenendola alla sua altezza. Si trasferisce invece in Italia dove, nel 1974, diventa la protagonista de La Gioconda, all’Arena di Verona. È qui che incontra suo marito, il facoltoso industriale Giovanni Meneghini che sposa nel 1949 e a cui affida i suoi affari, facendone il suo manager. Nello stesso anno, debutta al teatro La Fenice di Venezia, nel ruolo che la consacra definitivamente: Elvira, ne I Puritani di Bellini.

Nel giro di pochi anni il nome della Callas è arrivato ormai ovunque: inizia a girare il mondo e ogni sua esibizione non fa che accrescerne fama e reputazione. Ma a soli 30 anni la sua voce, che a quell’età generalmente raggiunge l’apice, perde vigore. In molti attribuiscono la défaillance ad un consistente dimagrimento. La Callas non ha più la forza di esibirsi, e a ogni spettacolo cancellato si inaspriscono critiche e pettegolezzi. Ma la grande artista continua a regalare performance magnifiche fino suo ritiro definitivo dalle scene. “Sarò sempre difficile quanto basta per ottenere il meglio”, afferma in una delle sue più famose dichiarazioni.

Il 5 luglio 1965, all’età di 41 anni, Maria Callas fa la sua ultima apparizione, esibendosi nella Tosca, al Covent Garden di Londra. Ma le luci della ribalta in realtà non si sono ancora spente su di lei: dopo la separazione dal marito, avvenuta nel 1959, resta coinvolta in un torrido affair con l’armatore greco Aristotele Onassis: la loro storia d’amore domina le cronache rosa del tempo. Continua a esibirsi in tournée, recita nel film Medea diretta da Pasolini nel 1969 e tiene corsi di perfezionamento alla Juilliard School: alla metà degli anni ‘70 scompare definitivamente dalla vita pubblica e si trasferisce a Parigi dove, il 16 settembre 1977, a soli 53 anni, muore all’improvviso, per un arresto cardiaco.

È proprio sull’ultima settimana della vita della “Divina” che si concentra “Maria”, pellicola girata a Budapest, Parigi, Atene e Milano, con diverse scene al Teatro alla Scala, e diretta da Pablo Larraín, che completa il suo trittico dedicato alle icone del XX secolo iniziato con “Jackie” (2016), proseguito con “Spencer” (2021) e questa volta affidato ad una magistrale interpretazione di Angelina Jolie. Accanto a lei, nel ruolo dei due fidati domestici, Alba Rohrwacher nei panni di Bruna e Pierfrancesco Favino in quelli di Ferruccio.

LA TRAMA

Parigi, 1977: a quattro anni dal clamoroso ritiro dalle scene, Maria Callas riceve un giornalista per ripercorrere la storia della sua vita in un'intervista. Sono gli ultimi sette giorni della sua esistenza, quando la “Divina” si era ormai ritirata nel suo appartamento al numero 16 di Avenue George Mandel, afflitta da problemi di insonnia cronica e da una dipendenza ormai insostenibile dal “Mandrax”, un medicinale che si procurava illegalmente.

CAST TECNICO

Regia - Pablo Larraín

Sceneggiatura - Steven Knight

Fotografia - Ed Lachman, ASC

Montaggio - Sofia Subercaseaux

Costumi - Massimo Cantini Parrini

Sound Supervisor - Mac Ruth

Re-Recording Mixer - Lars Ginzel

Produttori - Lorenzo Mieli, Pablo Larraín, Juan De Dios Larraìn, Jonas Dornbach

Produzione - un film Fremantle prodotto da The Apartment Pictures, Fabula Pictures e Komplizen Film, esclusiva per l’Italia Rai Cinema

Distribuzione Italiana - 01 DISTRIBUTION

Durata - 124 minuti

CAST ARTISTICO

Angelina Jolie - Maria Callas

Pierfrancesco Favino - Ferruccio

Alba Rohrwacher - Bruna

Haluk Bilginer - Aristotele Onassis

Kodi Smit-McPhee – Mandrax

Valeria Golino - Yakinthi Callas