Secondo una stima approssimativa fatta da un sito specializzato, ad ogni nuovo Natale Mariah Carey, artista americana con discendenze venezuelane, guadagna 2,5 milioni di dollari. E questo senza lo sbattone di fare concerti, tour o nuovi dischi: le basta soltanto aspettare sul divano di casa i diritti di “All I want for Christmas is you”, primo singolo estratto dall’album “Merry Christmas”, pubblicato il 29 ottobre del 1994 dalla “Columbia Records” e venduto in 16 milioni di copie in tutto il mondo, fino a diventare uno dei rarissimi brani moderni entrato nel ristretto elenco dei classici onnipresenti ad ogni nuovo Natale, in compagnia di Frank Sinatra, Dean Martin e Bing Crosby.
Che la signora Carey avesse messo le mani su una gallina dalle uova d’oro era stato chiaro a tutti fin dall’inizio: il brano è il singolo natalizio cantato da una donna più venduto di sempre e l’undicesimo della storia.
Ma quest’anno, anzi ormai quello scorso, per celebrare i 30 anni del brano, incluso nel 2023 nella “National recording Registry” della Libreria del Congresso, la sora Mariah ha voluto fare di più. Con la collaborazione del sito che raccoglie occasioni di mondanità assortita “Bucket Listers” e la catena “Virgin Hotels”, la Carey ha deciso di aprire cinque locali pop-up, nome anglofono per definire le attività a tempo, destinate a chiudere qualche settimana dopo l’apertura.
E neanche a dirlo, i “Mariah Carey's Black Irish Holiday Bar” sono subito schizzati fra I locali più frequentati durante le feste natalizie nelle cinque città dove l’impero natalizio di Mariah Carey ha poggiato il piedino: New York, Chicago, Dallas, Nashville e New Orleans.
Ovviamente, l’intero arredamento è studiato per resistere fino al 25 dicembre, perché come sempre accade in tutto il mondo, dal giorno di Santo Stefano in poi, il 26, tutte le attenzioni si spostano verso il capodanno. Un tripudio di luci, stelle, slitte, renne, elfi e Santa Claus di ogni forma e dimensione, con l’aggiunta della cassetta postale per inviare una lettera a Mariah e l’angolo della photo opportunity con una sagoma in cartone della cantante californiana a grandezza naturale, perché lei di farsi vedere di persona neanche ci pensa.
E già che c’era Mariah ha pensato anche al resto: una lista di “signature cocktails”, ognuno ispirato ad un successo discografico di madama Carey. Giusto per fare qualche esempio, si va dal Make My Wish Come True Martini (mix di Black Irish Cream, vodka Grey Goose, liquore al caffè Borghetti, crème de menthe ed espresso), all’It’s Time (Black Irish Cream, tequila Herradura Reposado, liquore al caffè Borghetti, espresso e zucchero alla cannella), ma senza dimenticare il What More Can I Do Martini (Black Irish Cream al caramello salato, bourbon Four Roses Small Batch, liquore al caffè Borghetti, espresso e pretzel ricoperti di cioccolato).
Ma vista l’inevitabile curiosità che può spingere chiunque a entrare, i bar pop-up di sora Mariah non sono come tutti gli altri: il biglietto d’ingresso parte da una ventina di dollari, la tariffa più bassa, quella che dà diritto a 90 minuti all’interno del locale, prima di essere gentilmente accompagnati all’uscita. Per avere un’esperienza più approfondita bisogna mettere mano a 65 dollari, che danno diritto ad un cocktail di benvenuto ed un brunch in piatto unico.
Ma per provare tutto questo, bisogna ormai rassegnarsi ad aspettare il prossimo Natale, perché finite le feste i cinque locali della Carey stanno smontando ogni cosa, mentre Mariah si rilassa sul divano di casa, ad aspettare l’assegno, come ogni Natale.