Alle 14:26, ora della west coast americana del 25 giugno 2009, all’UCLA Medical Center di Los Angeles si spegneva Michael Jackson, l’artista più influente della storia della musica, ancora oggi inimitabile e ineguagliabile performer.
Jackson, secondo l’indagine che è seguita alla morte, si trovava in California per gli ultimi preparativi di “This is it”, il resident show d’addio ad una carriera stellare. Dopo una notte insonne e un numero non precisato di sedativi, il suo medico personale, il dottor Conrad Murray, l’aveva sottoposto ad anestesia utilizzando del “Propofol”: da quel momento, Michael non ha più ripreso conoscenza. Trasportato d’urgenza in ospedale, i medici tentano per 42 minuti di risvegliarlo dal coma, ma non c’è più nulla da fare. Due anni dopo, con la conferma definitiva degli esami e dell’autopsia, Conrad Murray viene condannato per omicidio.
Sono passati quindici anni dal 25 giugno del 2009, una data stampata a fuoco nel cuore di milioni di fan in tutto il mondo, pronti allora a riabbracciare il loro idolo nel ritorno sulle scene, anche se avrebbe coinciso con l’addio alla musica. Un’esistenza costellata di successi, di denaro e di record, ma funestata anche da scandali, polemiche e accuse di pedofilia che hanno complicato gli ultimi anni del “King of Pop”, finendo per offuscare una celebrità che non conosceva confini.
Da allora, il posto è rimasto vuoto: nessun altro ha saputo avvicinarsi ad un artista a tutto tondo che ha saputo influenzare non solo la musica, ma anche il cinema, la moda, la danza e lo spettacolo in genere, l’unico capace di entrare due volte nella “Rock and Roll Hall of Fame”, prima con i “Jackson 5”, poi da solista, e l’unico anche a raggiungere il miliardo di copie di album venduti, pari solo ad un’altra leggenda come Elvis Presley. In una carriera iniziata nel 1964, ad appena 6 anni, vince 15 Grammy Awards, 26 American Music Award, 16 World Music Awards e 15 MTV Video Music Awards, entrando per 39 volte nel Guinness dei Primati.
L’eterno “Peter Pan” della musica pop era nato a Gary, nell’Indiana, il 29 agosto 1958, in una famiglia per nulla benestante dove a comandare era Joseph Jackson, padre-padrone che decide di puntare tutto sul talento dei figli. Nascono i “Jackson 5”, dove il piccolo Michael dimostra già di essere due passi avanti ai fratelli.
Sette anni dopo, quand’è ancora un ragazzino, le case discografiche se lo contendono a suon di contratti milionari. Nel 1979, con la collaborazione dell’amico Quincy Jones, incide “Off the Wall”, seguito tre anni dopo da “Thriller”, l’album della consacrazione, un lavoro destinato a restare in cima alle classifiche per 37 settimane, trasformandosi nell’album musicale più venduto della storia.
Il successo planetario non lo salva dalla curiosità dei media verso atteggiamenti e comportamenti bizzarri come l’uso massiccio della chirurgia plastica, l’abitudine di indossare mascherine chirurgiche in pubblico e la costruzione di “Neverland”, il ranch trasformato in parco di divertimenti privato, gli strani e velocissimi matrimoni con Lisa Marie Presley e l’infermiera Deborah Jeanne Rowe, la nascita dei tre figli, fra fecondazioni in vitro e maternità surrogate.