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Oltre ad essere la nuova frontiera del vivere sano, i “microgreen” sono anche carini da vedere: dei cuccioli coloratissimi di piante che in genere hanno altezze e grandezze decisamente diverse da quelle che si vedono fra mercati e supermercati. Ma questo è il loro momento, certificato da decine di siti e tutorial che vendono sementi e spiegano come coltivarli in casa, per avere sempre pronta una ricarica di vegetali non intaccate da farmaci e crittogamici.

Ad aumentare la loro fama di “superfood” anche altre caratteristiche come il potere antiossidante e l’essere nutrienti, saporiti, versatili, sostenibili e facili da coltivare anche per chi non può vantare il pollice verde. In più hanno bisogno di poco spazio e non ultimo sono per lo più da consumare crudi per salvaguardare dosi massicce di vitamine, minerali, carotenoidi, flavonoidi, enzimi e sostanze fitochimiche e bio-attive benefiche alla digestione, ma anche alla prevenzione dell’obesità, delle malattie cardiovascolari e del diabete, che altrimenti andrebbero perse nella cottura.

Per crescere hanno solo bisogno di un po’ di terra, un vaso e una luce intensa ma non diretta, per non bruciare le foglioline, quindi una finestra orientata a sud o una lampada artificiale bastano e avanzano. La terra va mantenuta costantemente umida ma non bagnata, innaffiando dal fondo con l’utilizzo di vaschette traforate e un vassoio, così che penetri in modo graduale. I germogli vanno raccolti allo stato embrionale, entro una decina di giorni dalla nascita, e consumati freschi.

Per comodità i microgreen si dividono in famiglie: le Amaranthaceae, a cui appartengono amaranto, barbabietola e spinaci, le Amaryllidaceae, aglio, porro e cipolla, le Apiaceae, carote, sedano, aneto e finocchio, le Asteraceae (indivia, cicoria, lattuga e radicchio), le Brassicaceae (rucola, broccoli, cavoli, cavolfiori, ravanelli, crescione) e Cucurbitacee (cetriolo, melone, zucca). Non è caso se all’elenco mancano verdure come pomodori, peperoni, melanzane e patate che allo stadio embrionale non sono commestibili.

Secondo uno degli studi in materia più approfonditi mai realizzati, risalente a 2012, le versioni più giovani di erbe aromatiche e verdure racchiudono fino al 40% dei nutrienti delle stesse piante adulte. Altre analisi, negli anni a seguire, hanno confermato tutto, aggiungendo l’impatto positivo che i microgreens possono avere su salute, ambiente e sistema alimentare in generale. Non a caso, un dipartimento della Nasa da anni ha inserito la mini verdura nella dieta degli astronauti e fra le colture possibili per le missioni su altri pianeti.

La nascita dei microgreens risale agli anni ‘Ottanta, o meglio, prima di allora ovviamente esistevano ma nessuno ne aveva valutato il potenziale. La svolta arriva quando alcuni ristoranti di fascia alta della costa californiana, a cominciare dagli indirizzi gourmet della Napa Valley, hanno iniziato a utilizzare le piantine nei propri piatti più per motivi scenografici, alzando la curiosità del resto del mondo.