Galleria fotografica

Se il mondo della fotografia non è solo “abitato” dagli uomini il merito è anche di Eve Arnold, prima donna ad entrare nella “Magnum”, la leggendaria agenzia creata da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour e William e Rita Vandivert. Nata a Philadelphia nel 2012, Eve Arnold è stata una documentarista e ritrattista che in tutta la carriera ha spaziato fra i generi, ma il cui nome è legato in modo indissolubile ai ritratti dell’alta società e dei divi di Hollywood. Joan Crawford, Liz Taylor, Marlene Dietrich, Orson Welles e Indira Ghandi posano davanti al suo obiettivo, che manda alla storia ritratti straordinari. Ma è con Marilyn Monroe, che instaurerà un vero e proprio sodalizio artistico grazie da cui sono nati alcuni dei suoi scatti più iconici. Nel 1960 è chiamata a documentare il set di “The Misfits” (Gli spostati), con Marylin e Clark Gable, diretti da John Houston sulla sceneggiatura scritta Arthur Miller, all’epoca ancora sposato con la Monroe.

Ma Eve Arnold era anche altro: con la sua macchina fotografica ha affrontato temi come il razzismo negli Stati Uniti, l’emancipazione femminile, l’integrazione fra culture diverse. Tra le sue immagini più note uno straordinario ritratto di Malcom X, realizzato ad Harlem negli anni Cinquanta e ai raduni dei “Black Muslims” negli anni Sessanta.

È alla straordinaria figura di Eve Arnold che è dedicata la mostra in programma dal prossimo 25 febbraio a “Camera, centro italiano della fotografia” di Torino (via delle Rosine 18). La mostra ripercorre le tappe salienti della carriera della grande fotografa a partire dai primi scatti in bianco e nero della New York degli anni Cinquanta fino agli ultimi lavori a colori realizzati a 85 anni.

L’esposizione, “Eve Arnold, l’opera”, raccoglie 170 scatti di grande potenza espressiva. Che il suo obiettivo si posasse su una donna afghana o su una diva di Hollywood, il risultato era un ritratto in grado di cogliere l’istante in cui a restare impresse sulla pellicola erano esseri umani ugualmente fragili e pieni di paure e speranze.

Il suo vero cognome era Cohen, figlia di un rabbino emigrato dalla Russia in America, nel 1951 era stata chiamata alla Magnum direttamente da Henri Cartier-Bresson, colpito dalle immagini di sfilate nel difficile quartiere afroamericano di Harlem, a New York. Immagini rifiutate in America perché considerate “scandalose”, pubblicate tempo dopo dalla rivista inglese “Picture Post”.

Muore a 99 anni, dopo un lungo ricovero nella clinica di Pimlico, a Londra. Pochi mesi dopo, alcuni dei suoi più cari amici raccolgono le loro esperienze con la grande fotografa in un libro, “All about Eve”.