Galleria fotografica

Il terzo piano del Museo d’Arte contemporanea Castello di Rivoli ospita la prima mostra del 2023, una collettiva dal titolo quanto mai attuale, “Artisti in guerra”. L’esposizione presenta più di 140 opere di 39 autori realizzate da artisti che si trovavano o si trovano tutt’ora in zone di guerra. La mostra prende spunto dai “Desastres de la Guerra” (Disastri della guerra), 1810-1815, di Francisco José de Goya y Lucientes e sviluppa il tema della guerra e della soggettività post traumatica attraverso opere storiche e progetti di importanti artisti contemporanei.

Artisti in guerra include prestiti provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private italiane e internazionali oltre a opere inedite realizzate per l’occasione dall’artista afgano Rahraw Omarzad (Kabul, 1964), e l’artista ucraino Nikita Kadan (Kiev, 1982). Entrambi autori di un messaggio di grande impatto emotivo e umano oltre che sociale e politico. Originate da scenari di conflitto e di profondi cambiamenti geopolitici, le opere invitano a riflettere sull’importanza di trovare anche nell’arte il concetto di pace.

IL PERCORSO ESPOSITIVO

La mostra ha inizio nell’atrio del terzo piano, con una selezione di immagini fotografiche d’archivio provenienti dalle Collezioni della GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, raffiguranti la città sabauda distrutta dai bombardamenti avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale (1939–1945). Le fotografie sono esposte insieme alla scultura di Ettore Ximenes “Il bacio di Giuda”, del 1884, gravemente danneggiata nelle incursioni aeree degli eserciti alleati nel 1942 e per questo allestita con la cassa contenente i suoi frammenti. È inoltre presente l’opera di Iri e Toshi Maruki, testimoni diretti degli effetti delle esplosioni nucleari a Hiroshima e Nagasaki.

SALA 34

La Guerra d’Indipendenza spagnola (1808–1814) fa da sfondo ai “Desastres de la Guerra” (Disastri della guerra), 1810-1815, prima edizione 1863, di Francisco José de Goya y Lucientes, il celebre ciclo di 83 incisioni realizzate nel periodo segnato dal conflitto con gli invasori napoleonici francesi. Nella stessa Sala, in anteprima, il più recente dipinto dell’artista e psicanalista Bracha L. Ettinger “Medusa – Rachel – Pietà”, 2017-2022, da cui emergono volti allucinati ma anche profonda bellezza. Nata poco dopo la guerra e figlia di sopravvissuti polacchi dell’Olocausto, Ettinger presta servizio militare obbligatorio alla base aerea El Arish quando scoppia nel giugno 1967 la Guerra dei sei giorni tra Israele e i Paesi confinanti - Egitto, Siria e Giordania. In assenza dell’ufficiale superiore, Ettinger prende da sola l’iniziativa e organizza un’operazione di salvataggio dal mare di più di 150 militari israeliani durante l’affondamento della nave militare INS Eilat, esperienza che le provoca un’amnesia da trauma. 

SALA 35

La Seconda Guerra Mondiale è indagata anche attraverso una selezione di opere in dialogo con “Tête de femme” (Testa di donna), 1942, di Pablo Picasso 1973) realizzato in pieno conflitto e che deriva in parte dal celebre “Guernica”, 1937, con cui condivide l’uso di una tavolozza di neri e grigi. Il viso straziato e diviso in due della figura dell’amica Dora Maar probabile soggetto del ritratto, assomiglia a figure femminili raffigurate in Guernica.

I libri con rare e uniche legature di Pierre-Lucien Martin della Collezione Cerruti “Solidarité. Poème”, 1938, e “Au rendez-vous allemand”, 1944, del poeta surrealista francese Paul Éluard fanno parte della mostra. Solidarité fu pubblicato nell’aprile 1938 con un corredo di sette acquetinte e acqueforti di artisti antifascisti, tra i quali Pablo Picasso, Joan Miró e Yves Tanguy. Nella medesima Sala si trova anche l’opera di Salvador Dalí, “Composition avec tour” (anche intitolato Bozzetto per sipario di scena di “Café de Chinitas”), del 1943. Tra i più noti artisti surrealisti ad avere dipinto i disastri della guerra civile spagnola e della Spagna autarchica durante la Seconda Guerra Mondiale, Dalí creava opere “critico-paranoiche” sotto forma di paesaggi spagnoli onirici e desolati. Questo dipinto è un bozzetto per uno dei sipari che ha realizzato per la coreografia dell’amica nota come La Argentinite, la famosa ballerina e coreografa Encarnación López Júlvez, utilizzato per presentare nel 1943 al Metropolitan Opera House di New York la prima della sua opera- balletto “El Café de Chinitas”.

Una parte della Sala 35 è invece dedicata alla vicenda di Alberto Burri, tra i principali artisti italiani del ventesimo secolo che, con un’inedita indagine dei materiali, ha rivoluzionato il linguaggio artistico nel secondo dopoguerra attraverso un’arte astratta di forte impatto. Formatosi come medico, servì nell’Esercito italiano in Nord Africa dove fu fatto prigioniero e trasferito negli Stati Uniti. Durante la prigionia nel campo POW (Prisoners of War) a Hereford, Texas, dal 1943 al 1946, decide di abbandonare la professione medica per dedicarsi esclusivamente all’arte

Nella stessa sala sono allestiti i reperti fotografici militari tratti da riviste dell’epoca che compongono l’opera concettuale “Linguaggio è guerra”, 1974, di Fabio Mauri (Roma, 1926–2009). Scioccato dalla scoperta dell’Olocausto, l’artista italiano fu internato in manicomio subito dopo la guerra e fino ai primi anni Cinquanta del secolo scorso in preda a crisi mistiche. L’allestimento della sala si completa con le fotografie in bianco e nero di Elizabeth (Lee) Miller, fotografa surrealista allieva di Man Ray che successivamente divenne fotografa di moda oltreché reporter.

SALA 36

La mostra prosegue con una sezione dedicata alla raffigurazione artistica della ‘Guerra del Vietnam’ o ‘Seconda guerra di Indocina’ o ‘American War’, come viene variamente chiamata a seconda dei contesti (1955–1975). L’installazione “Light and Belief. Voices and sketches of life from the Vietnam War”, 2012, dell’artista vietnamita Dinh Q. Lê che oggi vive e lavora a Ho Chi Minh City, viene presentata per la prima volta in occasione di dOCUMENTA (13) a Kassel. L’artista è fuggito nel 1978 a 10 anni dal Vietnam del Sud dopo la presa di Saigon da parte delle truppe del Nord Vietnam (1975) e l’unificazione del Paese nel luglio 1976 ed è giunto negli Stati Uniti tra i “Boat people” alla fine degli anni Settanta.

SALA 36 BIS

Nella sala seguente è allestita una testimonianza dedicata alla Guerra in Ucraina. La guerra estende il conflitto già in atto dal 2014 quando la Russia ha annesso la Crimea e parti del Donbass, ed è elaborata dalla prospettiva dell’artista ucraino Nikita Kadan nella grande installazione “The Shelter II” (Il rifugio II), 2023, naturale proseguimento dell’opera omonima realizzata nel 2015 per la 14° Biennale Istanbul e dedicata al Donbass.

SALA 37

Nella Sala 37 si trova l’elaborazione artistica della Guerra nei Balcani (1990–2001), con il video dell’artista franco-albanese Anri Sala “Nocturnes”, 1999, che utilizza tecniche documentarie di associazione tra storie personali e realtà storiche per richiamare l’attenzione sull’esperienza della solitudine e della pressione sociale in tempo di guerra. Nella medesima sala i conflitti in Medio Oriente (1948 – in corso) sono raccontati attraverso il film “The Ballad of Special Ops Cody” (La ballata dell’agente speciale Cody), 2017, dell’artista americano di origine irachena Michael Rakowitz, il cui lavoro indaga le contraddizioni delle guerre in Iraq (2003–2011).

SALA 38 – SOTTOTETTO

Il percorso espositivo si conclude nella Sala 38 e nell’ambiente sottotetto del Museo con gli echi delle più recenti guerre in Afghanistan, iniziate con l’attacco USA e la liberazione del paese dai Taliban nell’autunno 2001 conclusa con l’istituzione di un nuovo governo afgano sostenuto da forze USA e NATO fino al 2014. Seguì un periodo di maggiore autonomia politica per l’Afghanistan con una ridotta presenza di truppe USA e NATO fino al ritiro definitivo nel 2021 e al ritorno del regime Talebano subito dopo.

Questo conflitto con continui rovesciamenti, è evocato nelle opere dell’artista afghano Rahraw Omarzad fondatore del CCAA centro per l’arte contemporanea a Kabul e di una scuola concepita per dare accesso all’educazione artistica alle donne, fuggito nell’autunno 2021 anche grazie all’impegno del Museo e del Governo italiano.

TEATRO (programma video)

Il percorso è integrato dalla presentazione nel Teatro del Museo di un programma video curato dall’artista ucraino Nikita Kadan e da Giulia Colletti intitolato “Una lettera dal fronte” con opere degli artisti contemporanei ucrainiAntiGONNA, Yaroslav Futymsky, Nikolay Karabinovych, Dana Kavelina, Alina Kleytman, Yuri Leiderman, Katya Libkind, Yarema Malashchuk & Roman Himey, Lada Nakonechna, R.E.P., Revkovsky / Rachinsky, Oleksiy Sai, Lesia Khomenko e Mykola Ridnyi.