Ancora oggi, a 7 anni di distanza, non è chiaro dove e come sia morto David Bowie. Al massimo riserbo della famiglia si sono sempre contrapposte voci mai confermate secondo cui il grande artista inglese sarebbe spirato in una clinica oncologica di New York, dove probabilmente aveva scelto l’eutanasia.
È solo uno dei tanti misteri che circondano la vita leggendaria di del “Duca bianco”, uno degli artisti più influenti del XX secolo, padre del “glam rock” e attirato da tutte le contaminazioni possibili dell’arte per riuscire ad esprimere ciò che sentiva e rendere un evento irripetibile ogni sua apparizione su un palcoscenico: dai fumetti al teatro, dal cinema al mimo.
Un artista poliedrico e sfuggente, musa ispiratrice di decine di generazioni venute dopo di lui, nel 2013 è stato celebrato da una mostra itinerante diventata sold out ovunque sia arrivata, a conferma – se mai ce ne fosse stato bisogno – della grandezza infinita di un artista che non è mai stato possibile definire senza usare almeno due righe di definizioni.
Ma ora, per i tanti fan rimasti orfani della sua fantasia, arriva una notizia che suona da parziale conforto: David Bowie avrà un proprio museo. A darne notizia è stato il prestigioso “Victoria and Albert Museum” di Londra, che ha concluso da poco tempo l’acquisizione di 80mila pezzi appartenuti a Bowie, messi a disposizione dalla famiglia: Iman e Duncan, la vedova e loro figlio, ma anche Angela Barnett, la prima moglie. Il tutto arrotondato da 11 milioni di sterline donati in parte dalla “Blavatnik Family Foundation”, istituzione che fa capo al miliardario filantropo Len Blavatnik e in parte dal colosso “Warner Group”.
Il “David Bowie Centre for the Study of Performing Art” aprirà nel 2025 come nuova sezione del “V&A East Storehouse” presso il Queen Elizabeth Olympic Park, a Londra, a breve distanza da Brixton, sobborgo dove David Robert Jones era nato l’8 gennaio 1947, figlio di Peggy, cassiera in un supermercato, e Haywood, ex militare diventato direttore del carcere di Bromley.
“David Bowie è stato uno dei più grandi musicisti e interpreti di tutti i tempi. E il V&A è entusiasta di diventare custode del suo incredibile archivio e di poterlo aprire al pubblico. Le innovazioni radicali di Bowie attraverso la musica, il teatro, il cinema, la moda e lo stile - da Berlino a Tokyo a Londra - continuano a influenzare il design e la cultura visiva e ispirano creativi di tutto il mondo. Il nostro nuovo centro collezioni, V&A East Storehouse, è il luogo ideale per mettere in dialogo il lavoro di Bowie con la collezione del V&A che abbraccia 5.000 anni di arte, design e performance. I più sentiti ringraziamenti vanno alla David Bowie Estate, alla Blavatnik Family Foundation e al Warner Music Group per aver contribuito a rendere tutto questo una realtà e per aver fornito un nuovo punto di riferimento per i Bowie di domani”, ha commentato Tristam Hunt, direttore del Victoria and Albert Museum.
Faranno parte del museo, destinato a diventare l’ennesima attrazione imperdibile della capitale inglese, foto, negativi, lettere, premi, testi scritti a mano, progetti, diari, scenografie, strumenti musicali, abiti di scena e registrazioni inedite: un patrimonio sconfinato che permetterà ai visitatori di esplorare l’arte e l’estro con cui Bowie ha seminato i suoi 60 anni di attività. Fra i pezzi più iconici i costumi di “Ziggy Stardust”, il cappotto “Union Jack” di Alexander McQueen e il testo scritto a mano di “Heroes”.