Quello del “Boss” è sempre stato il racconto dell’America dolente, della classe operaia spezzata da fatica e insoddisfazioni, quella del New Jersey, lontana anni luce dai lustrini di Hollywood e i broker di Wall Street. A dirlo, oltre alla sua musica, è la leggenda raccontata dalla biografia: figlio di irlandesi, per campare le prova tutte, passando dai taxi alla divisa da guardia carceraria. Poi, per televisione vede Elvis e tutto cambia: da grande farà quella cosa lì – dice - forse un po’ meno ancheggiante, ma quello. Gli dicono va bene, adesso però vai a dormire che è tardi, ben sapendo che è troppo timido e impacciato per immaginarlo su un palco davanti a migliaia di persone.
Beh, lo sanno tutti, è andata esattamente così. Dal 1972, secondo calcoli recenti, Bruce Frederick Joseph Springsteen ha venduto qualcosa come 120 milioni di copie dei suoi 37 album, di cui 21 in studio, 8 live e altrettante raccolte. Premiato con 20 Grammy, un Oscar e addirittura la “Kennedy Center Honor” e la “Presidential Medal for Freedom” per aver portato la cultura statunitense in tutto il mondo.
Ma da cantore degli ultimi e delle contraddizioni a tinte forti dell’America che viaggia sui pick-up e va a caccia di orsi, Bruce sta perdendo per strada il suo popolo. “Backstreets”, la fanzine che riunisce i suoi fan più irriducibili, ha appena comunicato la resa: dopo 43 anni di lavoro interamente dedicati al Boss chiude i battenti, lasciandolo al suo destino. E lo fa polemicamente, accusando Bruce di aver dimenticato tutto, a cominciare dalle sue origini, uguali a quelle di chi lo segue, e per questo attente ad ogni dollaro speso. Un dettaglio che Springsteen sembra aver scordato del tutto annunciando il suo mega tour attraverso gli Stati Uniti accompagnato dalla leggendaria “E-Street Band”, con i prezzi dei biglietti a livelli astronomici. Si parla di un minimo di 1000 dollari che aggiungendo poco di più schizzano decisi al raddoppio, per diventare 5.000 dollari. Onestamente troppo per i milioni di fan ormai pronti a disertare i concerti e a voltare le spalle all’ormai ex compagno di strada diventato troppo esoso per essere vero. “Ci sentiamo scoraggiati, abbattuti, delusi: ci avete gettato in pasto ai lupi, e mai avremmo immaginato che Bruce fosse come tutti gli altri”, aveva tuonato Christopher Phillips, direttore della fanzine, convinto che fosse tutta colpa della spietata macchina della musica in cui manager senza scrupoli e dai portafogli grandi fanno e disfano come e quando vogliono. Ma non era così, e l’ha confermato lo stesso Bruce in un’intervista che ha probabilmente messo la pietra tombale con il suo popolo. In pratica, visto e considerato che il prezzo dei biglietti sarebbe aumentato comunque, piuttosto che far arricchire chi non c’entra nulla, meglio pagare bene chi sale sul palco e regala il proprio tempo. Ecco, regala forse non è il termine più adatto, meglio immola, sacrifica, dedica. “So che a qualcuno il sistema non piacerà, ma se dopo lo show rimarrà deluso, siamo pronti a restituire i soldi”.