Ogni film di Nanni Moretti è di per sé un evento, ma con “Il sol dell’avvenire” forse lo è ancora di più. Perché l’attore e regista romano amatissimo oltralpe (non a caso è una della tre pellicole italiane in concorso al prossimo Festival di Cannes), abbandonando lo stile delle sue pellicole più recenti, in cui sembrava aver definitivamente abbandonato i tratti nevrotici, pessimistici e ossessivi caratteristici del suo cinema, ritorna al passato rispolverando un’Italia e un’idea nostalgica della sinistra che sono rimasti nella sua memoria, ma di fatto non esistono più.
Zeppo di citazioni, omaggi e rimandi cinematografici, a cominciare dalle atmosfere circensi care a Fellini, il film ha come sempre una colonna sonora importante che diventa parte integrante della trama, in questo caso con brani di Battiato, Noemi, De Andrè, i Blues Brothers e Aretha Franklin, che fra cori e balli improvvisati dei protagonisti ammiccano addirittura al musical.
Ma sopra tutto svetta la denuncia, anche questa un tantino d’epoca, di una sinistra ai tempi in cui era legata all’Unione Sovietica, e un’altra più attuale che è un’accusa al mondo del cinema, così incapace di riempire le sale con pellicole convincenti da trovare una via d’uscita più semplice e redditizia nelle piattaforme in streaming come “Netflix”. Così come la trama punta il dito contro le pellicole infarcite di sangue e violenza fine a se stessa, per nulla piegate alla trama ma soltanto alle esigenze del box office. Per finire in bellezza con toccate di fioretto puramente morettiane, spietate e incisive, in cui dai sentimenti dei protagonisti emergono e si mescolano argomenti come il rapporto di coppia e la psicoterapia.
Non mancano le risate, anche questo un tratto tipico di Moretti, e neanche l’introspezione: ad ogni film, Nanni continua in qualche modo a raccontare se stesso, le angosce, le speranze e l’onestà intellettuale di riuscire ad accettarsi, malgrado mille difetti e milioni di dubbi. Un merito, ma a volte anche un limite.
Accanto a sé, per il suo 14esimo film come regista, Moretti ha voluto Margherita Buy nel ruolo di sua moglie, infarcendo il cast con alcuni fra i migliori talenti italiani: Silvio Orlando, Barbara Bobulova, Flavio Furno, Valentina Romani.
LA TRAMA
Giovanni è un regista impegnato nella produzione di un film. Paola, la moglie, anch’essa occupata nel settore cinematografico, soffre per la relazione difficile con il marito. Intanto, la storia personale si intreccia con le scene del film che Giovanni sta girando: la trama attiene alla reazione di una sezione locale del partito comunista alla Rivoluzione ungherese del 1956, quando l’intervento armato sovietico finì per trascinare il partito comunista italiano in una posizione scomoda.
CAST TECNICO
Regia – Nanni Moretti
Sceneggiatura – Francesca Marciano, Nanni Moretti, Federica Pontremoli, Valia Santella
Fotografia – Michele D’Attanasio
Scenografia – Alessandro Vannucci
Costumi – Silvia Segoloni
Suono in presa diretta – Alessandro Zanon
Montaggio – Clelio Benevento
Musica – Franco Piersanti
Prodotto da – Nanni Moretti, Domenico Procacci
Coproduzione – Sacher Film, Fandango, Rai Cinema, Le Pacte
Distribuzione – 01 Distribution
Durata – 95 minuti
CAST ARTISTICO
Giovanni – Nanni Moretti
Paola – Margherita Buy
Emma – Valentina Romani
Ennio – Silvio Orlando
Vera – Barbara Bobulova
Edoardo – Flavio Furno
Pierre – Mathieu Amalric
Direttore del circo – Zsolt Anger
Ambasciatore polacco – Jerzy Stuhr
Psicoanalista – Teco Celio
Giovane regista – Giuseppe Scoditti