Si fa dura la vita di chi affitta la doppia casa per scopi turistici. Complice la mancanza di appartamenti, si moltiplicano le città che mettono divieti sempre più stringenti all’affitto breve, quello che in genere passa attraverso portali come “Airbnb” e “Booking”. All’elenco, che comprende già metropoli perennemente affollate di turisti come Parigi, Amsterdam, Barcellona e San Francisco, fa notizia l’aggiunta della capitale delle capitali: New York.
Dai primi di settembre, nella Grande Mela una norma vieta di affittare appartamenti vuoti, ma soltanto quelli dove risiedono gli stessi proprietari. Il motivo è sempre lo stesso: un mercato immobiliare in affanno per la carenza di materia prima. La legge numero 18 approvata a New York lo scorso anno ed entrata in vigore da poche ore, punta proprio a spingere chi possiede più appartamenti a metterli in commercio, alimentando un mercato dove i pochi in vendita o in affitto (4.500 dollari al mese in media) hanno ormai raggiunto prezzi impossibili per la maggior parte dell’umanità.
A New York, le regole sono fra le più rigide: oltre a registrarsi ricevendo un numero identificativo presso un apposito ufficio comunale, i proprietari possono ospitare un massimo di due persone e soprattutto l’appartamento non può essere vuoto, ma negli stessi giorni chi ci vive regolarmente dev’essere presente. Per finire con la norma più curiosa: porte senza chiavi e non chiuse, per permettere agli ospiti di muoversi in libertà. Questo per evitare di sezionare appartamenti di grosse dimensioni riservando una parte agli ospiti. Oltre ad assicurare controlli continui, le sanzioni per chi non rispetta le regole vanno dai 5.000 dollari in su.
Una serie di paletti che rischiano di veder sfumare le entrate aggiuntive dei proprietari di circa 40mila appartamenti in città che sugli affitti brevi avevano trovato una fonte di guadagno facile e incessante. Il timore è confermato anche da stime che prevedono la scomparsa di migliaia di appartamenti dedicati agli affitti brevi, seguito da una sonora protesta del colosso “Airbnb” e al contrario dal plauso delle associazioni alberghiere.
E l’Italia? La ministra Santanché aveva annunciato una stretta che si è persa per strada, confinando l’Italia ad essere uno dei pochi paesi a grande vocazione turistica dove si calcola che 600mila appartamenti siano dedicati alla formula degli affitti brevi.