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I parigini hanno imparato la lezione. Nel 1889, terminata l’Esposizione universale per cui la Tour Eiffel era stata costruita, un coro unanime fatto di cittadini, media e intellettuali dell’epoca aveva chiesto di abbattere senza perdere tempo quello che era definito “l’asparago di ferro”. La storia sa quanto si sbagliavano: 135 anni dopo, la “Dame de fer” è ancora oggi il simbolo assoluto della capitale francese e uno dei monumenti più fotografati e visitati al mondo.

Un errore, come accennato, che i parigini moderni non vogliono più commettere. Si moltiplicano le richieste di non smantellare la “Vasque olympique”, la mongolfiera che idealmente racchiude la fiamma olimpica, sospesa sui Jardins de le Tuileries, spettacolare area verde voluta da Caterina de’ Medici a metà strada fra il Louvre e gli Champs Elysée.

Ogni sera al tramonto, da quando sono iniziate le Olimpiadi, la mongolfiera si alza in cielo per 60 metri, diventando una delle foto simbolo dell’evento parigino. L’idea, un evidente omaggio ai fratelli Montgolfier, che proprio dallo stesso punto, nel 1783, avevano alzato in volo la prima mongolfiera della storia, si deve a Mathieu Lehanneur, un designer 50enne che aveva il compito di stupire il mondo rimpolpando la “grandeur” francese con il primo calderone sospeso nella storia delle olimpiadi, ma nessuna percezione che la sua opera potesse passare alla storia diventando una delle tante installazioni permanenti della Ville Lumiére.

In realtà, il braciere arde ma senza combustione: l’idea del fuoco è data da un mix di 200 nebulizzatori che creano vapore acqueo illuminate da 40 luci a Led che corrono lungo ll’anello di 7 metri di diametro alla base della mongolfiera.

Eppure, la storia è disseminata di errori madornali sfiorati per puro caso. Oltre alla campagna contro la Tour Eiffel, anche la celebre scritta “Hollywood” sulle colline di Los Angeles stava rischiando di fare la stessa fine. Installata nel 1923 per scopi pubblicitari (allora recitava “Hollywoodland”), doveva durare appena 18 mesi, ma nessuno se ne occupò più fino al 1973, quando la camera di commercio locale decise di acquisirne la proprietà trasformando in monumento nazionale una scritta che ormai era diventata il simbolo della capitale mondiale del cinema Nel tempo, diverse lettere hanno avuto bisogno di restauro e manutenzione, e nel 1978 un gruppo di 9 donatori pagò di tasca propria gli interventi necessari: fra loro Hugh Hefner, l’editore di “Playboy” e la rockstar Alice Cooper.

In Europa, un esempio simile è l’Atomium di Bruxelles, l’ingrandimento della molecola di ferro diventato simbolo del Belgio. Anche in questo era stato realizzato per l’Esposizione Universale del 1958, con l’idea di smontarlo dopo 6 mesi, ma è ancora lì: ospita mostre d’arte, un ristorante e una suggestiva panoramica della capitale del Belgio.