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Un tempo erano conosciuti come le leggendarie “frittelle di Nonna Papera”, ma per il resto, i “Pancakes” erano avvolti nel mistero della colazione all’americana, uno tsunami di proteine, zuccheri e carboidrati che faceva a pugni con la dieta mediterranea.

Poi, lentamente, i Pancakes hanno conquistato il resto del mondo diventando una passione per milioni di persone che alla marmellata del mattino hanno preferito il succo d’acero, che qui da noi fra l’altro si trova molto meno facilmente. Ma come spesso accade, arriva il momento di una rilettura della ricetta originale che a volte finisce col superare quella tradizionale. È il caso dei “Fuwafuwa”, la rivisitazione giapponese delle frittelle americane, meglio conosciuti come “Fluffy pancakes”.

Si tratta dello stesso principio di quelle a stelle e strisce, ma molto più alte e morbide delle originali, più simili a soufflé dolcissimi che si accompagnano ancora meglio al cappuccino mattutino. Il segreto è nella preparazione, a base di farina e albumi d’uovo montati a neve e cotti al vapore, il passaggio più delicato da cui dipende la buona riuscita o meno.

Tradizionalmente sono serviti con burro, miele o l’intramontabile sciroppo d’acero, con l’aggiunta finale di zucchero a velo e volendo panna, anche se in realtà la caratteristica dei Fluffy Pancakes è di essere pronti ad accogliere ogni gusto, desiderio e capriccio di gola possibile. La differenza più visibile è l’altezza della frittella, decisamente più alta al punto da ondeggiare pericolosamente quando messa nel piatto.

L’unica accortezza è che una volta preparati vanno mangiati all’istante, pena vederli sgonfiare dopo pochissimo tempo, tornando alla misura dei normali pancakes.