Fin dal 2014, quando è stata nominata sindaco di Parigi, Anne Hidalgo per i francesi è una curiosa anomalia in termini: sono così tanti i misteri che avvolgono gli austeri boulevard della capitale, che nessuno sentiva il bisogno di una sindaca con cittadinanza spagnola.
Ma da quando è in carica, madame Hidalgo si è fatta portavoce di una politica urbanistica innovativa e a volte perfino arcigna. Nulla da eccepire se per ridurre il traffico caotico di Parigi la sindaca abbia sempre caldeggiato l’uso di mezzi alternativi con la creazione di piste ciclabili e spazi pedonali, che fanno il paio con le “foreste urbane”, lo sviluppo dei grandi polmoni verdi, e le mense biologiche al 100%.
Peccato che, a volte, la cura si sia rivelata peggiore del male, come nel caso dei monopattini, diventati una piaga così fastidiosa da costringere la sindaca ad una clamorosa retromarcia, vietandone l’uso per legge. È il celebre caso dei monopattini elettrici a noleggio, gli stessi che ammorbano le città italiane, eliminati dalla circolazione dallo scorso mese di agosto, come deciso dall’89% dei votanti del referendum indetto appositamente fra i parigini. Tutto per via del 189% in più di incidenti stradali provocati dai 15mila “loc trots” che circolavano sugli stessi austeri boulevard citati prima.
Ma Anne Hidalgo non si dà per vinta, e il prossimo 4 febbraio richiamerà i parigini alle urne per sapere cosa ne pensano di un’altra delle sue idee folgoranti, questa volta in vista dei Giochi Olimpici del prossimo anno: aumentare di parecchio le tariffe dei parcheggi per i Suv.
La consultazione popolare è stata lanciata da un video, in cui la sindaca Hidalgo tuona contro gli Sport Utility Vehicle: “Molti di voi si lamentano che ci siano ancora in circolazione Suv grandi e inquinanti che occupano spazio nelle nostre strade e sui nostri marciapiedi. Con questo referendum vogliamo mandare un messaggio preciso alle case automobilistiche, affinché smettano di incoraggiare l’acquisto di veicoli sempre più grandi, costosi, divoratori di risorse e inquinanti”.
E come sempre in questi casi, i commenti hanno preso due strade diverse e diametralmente opposte: da chi applauda fino a spelarsi le mani a chi invece lamenta una violazione delle libertà personali, in questo caso di poter scegliere l’auto che si vuole. Per finire con i più acidi, chi accusa la sindaca dell’ennesimo tentativo di “greenwashing” a buon mercato, com’è chiamato l’ecologismo di facciata, ricordandole giusto a caso il recentissimo viaggio di tre settimane in Polinesia con la famiglia – dove saranno ospitate le gare di surf olimpiche – malgrado l’evento di presentazione fosse saltato a causa delle proteste degli ecologisti.