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Tutti nella vita hanno una missione, ma quella di Nick Wass, e Naomi e Scott Jones è davvero curiosa, oltre che unica. I tre, rispettivamente un esperto in bassi elettrici, un giornalista e una producer televisiva, si sono messi in testa di risolvere uno dei più grandi misteri della storia del rock: ritrovare l’iconico “Hofner 500/1”, il basso di Paul McCartney, inspiegabilmente scomparso nel 1969.

Basta già la premessa a spiegare che non si tratta di uno strumento musicale qualsiasi, ma di un tassello fondamentale della leggenda, visto che imbracciando proprio quel basso Paul ha suonato dal “Cavern” di Liverpool e inciso la maggior parte dei successi senza tempo dei “Fab Four”.

Per risolvere una volta per tutte un mistero insondabile, i tre hanno creato un vero ufficio di ricerca con tanto di sito, “The Lost Bass Project”, in cui condividono ricerche e sospetti, ma soprattutto sono pronti e ricevere segnalazioni e indizi per alimentare indagini seguite con interesse dallo stesso McCarnety, che più volte ha dichiarato di voler riavere il suo primo basso. Non è una questione di soldi, ma di quella dannazione chiamata malinconia, che si fa più forte quando gli anni passano e i calendari battono il tempo.

La storia del “basso perduto” di Paul inizia ad Amburgo, la città tedesca dove i Beatles arrivano nell’aprile del 1961 dividendo una stanzetta scarna per quattro mesi sopra al “Top Ten Club”, un locale di dubbia fama nel cuore della “Reeperbahn”, il quartiere a luci rosse. La formazione non era ancora quella entrata nella leggenda: oltre a Lennon e Harrison alla chitarra, McCartney suonava il piano, Stuart Sutcliffe il basso e Pete Best la batteria. Quando Sutcliffe annuncia di voler lasciare la band per iscriversi alla facoltà di di Belle Arti, i Beatles spostano d’ufficio McCartney al ruolo di bassista.

Ma c'era un problema: Paul non aveva un basso. Così, nella primavera del 1961, il diciannovenne rompe il salvadanaio per fare visita ad uno dei più prestigiosi negozi di musica di Amburgo, lo “Steinway Musikhaus”, al numero 29 di Collonaden.

Dalle interviste rilasciate da McCartney e dai ricordi del commesso del negozio, malgrado suonasse tutti i giorni Paul aveva un budget assai risicato di 30 sterline circa, poche per permettersi un basso “Fender”, uno dei migliori in circolazione. Ma quando il commesso si rende conto che McCartney era mancino, riesce a rintracciare nei magazzini del negozio un basso della Höfner dalla caratteristica forma a violino. Senza che nessuno potesse ancora immaginarlo, si stava scrivendo la storia.

Paul utilizza il basso chiamato “61” fino all’ottobre del 1963, suonando in centinaia di concerti e durante le incisioni dei primi due album dei Beatles, compresi i singoli “She Loves You”, “Love Me Do”, “She Loves You" e “Twist and Shout”.

Ma nell’estate del 1963, da vero sopravvissuto, il basso aveva urgenza di una profonda manutenzione: il telaio del pickup del manico si era rotto e stava insieme a malapena, tenuto insieme con del nastro adesivo nero. Fu ordinato un basso sostitutivo, il “63”, consegnato a McCartney nel mese di ottobre.

Durante la primavera dell’anno successivo, il 61 fu spedito alla “Sound City” per le riparazioni, anche se non è chiaro chi decise di farlo e neanche cosa chiese di preciso, ma lo strumento fu modificato in modo profondo: completamente riverniciato con una finitura policroma scura, montava due pickup in un unico grande alloggiamento e le manopole originali “tea-cup” erano state sostituite con quelle che sembravano appartenere ad una vecchia radio. Il “61” finisce nella strumentazione dei Beatles come basso di riserva, come si può vedere in diverse fotografie, appoggiato ai lati del palco.

Nel gennaio 1969, i Beatles iniziano le riprese delle sessioni di “Get Back/Let It Be” presso gli studi cinematografici di Twickenham, a Londra, e Paul suona i bassi 61 e 63 per scrivere “Get Back”. Il 21 gennaio, le riprese si spostano nel seminterrato del quartier generale della “Apple Music”, al numero 3 di Saville Row: è l’ultimo avvistamento conosciuto del basso perduto, pochi giorni prima che John, Paul, George e Ringo salissero sul tetto per suonare insieme per l’ultima volta.

Qualche tempo dopo le sessioni, il basso 61 scompare, e da allora non è più stato visto. Nessuno ha mai stabilito con chiarezza dove sia stato conservato e cosa sia successo. Nel corso degli anni si sono accavallate numerose teorie e falsi avvistamenti, ma dopo verifiche e indagini la storia si limita ad una sola eventualità: il basso 61 è stato rubato.

Nick Wass ha dichiarato: “Ho avuto contatti con una persona che lavorava presso il quartier generale dei Beatles nei primi anni Settanta. Mi ha raccontato che nel seminterrato c'era sicuramente molto materiale di scena della band, ma la Apple allora era un caos, con centinaia di persone che andavano e venivano ogni giorno, impossibili da controllare. Sapeva per certo che alcune chitarre di George Harrison erano scomparse, come secondo lui è successo al basso 61 di Paul”.

Nel 2015 una pista attendibile si sposta in Canada, su segnalazione di un misterioso fan di McCartney noto come “The Keeper”, che dichiarava di sapere dove fosse il basso Hofner scomparso, prossimo ad andare all’asta a Los Angeles. Ma è bastata una semplice verifica perché lo strumento si rivelasse un clamoroso falso subito dopo ritirato dalla vendita.

“Il basso perduto di Paul McCartney ha cambiato il mondo. È un simbolo della straordinaria rivoluzione culturale e sociale che i Beatles hanno creato negli anni Sessanta. Poiché quest'anno ricorrono i 60 anni dall'uscita di Love Me Do e l'anno prossimo il sessantesimo anniversario di She Loves You, è giunto il momento che i fan di tutto il mondo si uniscano per aiutare a ritrovare il basso perduto e restituirlo al legittimo proprietario. In fondo, glielo dobbiamo”.