È stato per otto mesi rinchiuso in una struttura di massima sicurezza in India, guardato a vista, separato dagli altri detenuti e privato anche del diritto all’ora d’aria perché considerato a rischio evasione. Ora è stato scagionato e liberato, ma nessuno è certo che abbia imparato la lezione.
Non è in breve il racconto della vicenda di un pericoloso delinquente, di un narcotrafficante spietato o un di terrorista fuori di testa, ma quella di un tenero piccione a cui è toccata un’avventura strana che un giorno forse potrà raccontare ai nipotini, pardon, piccioncini.
Tutto accade più o meno un anno fa a bordo di un peschereccio indiano in procinto di attraccare al porto di Pir Bau, nelle periferie di Mumbai. Quando la nave era ancora in mare aperto, il piccione arrivato dal nulla si era appollaiato sulla nave, quasi per chiedere un passaggio verso il porto più vicino, e senza neanche sapere “cosa trasportasse quel cargo”, per dirla come in un film di Verdone.
Ma qualcuno, dopo avergli dato un po’ di cibo, si era accorto che l’animale aveva due strani anelli sulle zampe, uno in rame e l’altro in alluminio. Entrato in porto, il comandante aveva pensato fosse giusto avvertire le autorità locali della presenza e dopo un primo esame, malgrado nessuno fosse stato in grado di capire lo scopo dei due anelli, la polizia aveva individuato una piccola scritta in cinese. Da lì, il sospetto che si trattasse di un animale spia di Pechino dotato di chissà quale tecnologia.
Ma dopo mesi di indagini e controlli incrociati, la verità è finalmente venuta a galla. Non si trattava di una spia cinese, ma semplicemente di un piccione utilizzato in gare assai comuni sull’isola di Taiwan. Un animale addestrato al volo lungo la costa che con tutta probabilità era fuggito o in modo più plausibile ancora aveva perso l’orientamento. E ormai stanco, a diversi km dalla costa, aveva approfittato del peschereccio come tappa intermedia per rifiatare un po’.
Dopo otto mesi di reclusione, quando finalmente tutti si sono convinti che il povero piccione era un “civile” e gli anelli servivano a distinguerlo dagli altri esemplari, è arrivata la grazia, e senza neanche un avvocato d’ufficio a difenderlo.
La notizia, non senza qualche imbarazzo, è stata data dalle autorità di Mumbai con uno scarno comunicato: “Il 29 gennaio il Petit Hospital for Animals Bai Sakarbai Dinshaw, nella zona di Parel, a Mumbai, ha chiesto alla polizia il permesso per liberare il volatile, che è tornato in libertà il giorno successivo, il 30 gennaio”. Pare che da allora si aggiri per il porto in cerca di un passaggio per tornare verso casa.