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Che Roger Waters abbia un carattere difficile non è un segreto: l’ex bassista e cantante dei leggendari “Pink Floyd” è piuttosto incline al litigio, in particolare quando si trova davanti David Gilmour, altro ex componente della band psichedelica nata a Londra nel 1965.

Ma questa volta, a fargli perdere le staffe è stato il suo pubblico, accorso in massa al “London Palladium”, teatro bomboniera del West End con appena 2.286 posti da cui sono passati i più grandi di sempre: dai Beatles a Madonna.

Un concerto decisamente più “intimo” per Waters, abituato a palchi sconfinati di fronte a oceani di pubblico, scelto appositamente per presentare “The Dark Side of the Moon Redux”, ovvero la sua personale rilettura dell’album più iconico della band e uno dei più venduti nella storia del rock.

L’operazione ambiziosa di rinverdire brani datati 1973 che secondo una parte della critica è una sorta di sacrilegio ad una tracklist a dir poco perfetta. Ma tant’è: chiamasi arte e davanti a certi talenti meglio mettersi da parte, per parafrasare un noto proverbio.

Eppure, il problema nato durante il concerto al Palladium non era questo, quanto piuttosto la scaletta decisa da Waters, che per lanciare “Dark Side of the Moon: Memoirs of a Lanky Prick”, la sua prossima autobiografia - ancora inedita - ha deciso di condividere alcune parti del libro con il pubblico in sala.

Dopo aver dato un assaggio delle nuove sonorità con cui ha vestito il capolavoro della band, per oltre un’ora, seduto ad una scrivania sistemata sul palco, Waters ha letto dal suo laptop diversi passaggi, raccontando la tenera storia di “Donald”, una paperetta che la sua famiglia ha deciso di adottare, toccando poi passaggi più delicati come un’appassionata difesa di Julian Assange e in compenso uno scarno ricordo di Syd Barrett, cofondatore dei Pink Floyd affetto da problemi mentali che Waters si è limitato a ricordare come “un ragazzo dall’aria innocente”.

Sta di fatto, come ha puntualmente riportato il critico Will Hodgkinson sulle pagine del “Time”, che dopo un po’ il pubblico ha iniziato a innervosirsi, passando ai fischi agli insulti, ricordando a mister Waters che non avevano pagato il biglietto per sentire storie di animaletti simpatici ma per sentirlo suonare.

Ed è a questo punto che l’ex bassista dei Pink Floyd, malgrado gli 80 anni suonati, si è ricordato del suo carattere spigoloso prima spiegando che non avrebbe tollerato “alcun tipo di interruzione”, e subito dopo replicando agli insulti con improperi culminati con un sonoro “vaffa”, il più universale dei saluti.