Chi l’avrebbe mai detto che scegliere cosa indossare potesse avere un impatto sui cambiamenti climatici? Il merito è la più recente trovata di Stella McCartney, la celebre stilista figlia di Paul, uno dei due Beatles rimasti.
La signorina McCartney ha approfittato delle recenti passerelle della “Paris Fashion Week Summer 2026” per gettare lo scompiglio nel mondo della moda svelando i risultati di un ambizioso progetto a cui lavora da tempo: Pure.Tech, un tessuto in grado di assorbire e neutralizzare gli inquinanti che ammorbano l’aria del pianeta, dagli ossidi di azoto all’anidride carbonica. E per di più l’ha fatto utilizzando un tessuto denim, materiale principe dei jeans, uno dei capi di abbigliamento più iconici della storia ma da sempre al centro delle polemiche con tutto il resto della filiera dell’industria tessile, accusata di essere fra i principali responsabili delle acque reflue.
Il Pure.Tech, al contrario dei normali jeans, che secondo calcoli recenti nel ciclo di vita emettono 33 kg di CO2 al paio, passano prima attraverso un trattamento a base di coating minerali, un processo elettrochimico in grado di raggiungere altissimi livelli di protezione che è anche in grado di catturare gli inquinanti presenti nell’atmosfera rendendoli innocui con la catalisi e la fotocatalisi, il primo un processo che accelera la reazione chimica, il secondo una reazione innescata dalla luce in genere usata per decomporre sostanze inquinanti.
Secondo quanto dichiarato dall’azienda, un solo metro quadro di Pure.Tech sarebbe in grado di rendere inoffensiva la quantità di ossidi di azoto prodotti in un anno da 1.500 automobili.
Non si tratta di chiacchiere e nemmeno di marketing, visto che dopo i test condotti dalla “Fundacion Cartif” e dall’Università di Alicante, il Pure.Tech ha già ricevuto le certificazioni di standard internazionali come ISO, CE, LEED e BREEAM.
Ma non è l’unica novità di “moda ambientale” presentata dalla McCartney, che dopo le borse “Falabella”, realizzate in materiale sostenibile, di recente ha proposto anche “Fevvers”, l’alternativa vegana alle piume.








