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Le grandi piattaforme dell’e-commerce ci hanno abituato bene: ordinare online significa ricevere l’acquisto spesso l’indomani, nella peggiore delle ipotesi entro due o tre giorni al massimo. Un tempo di attesa considerato accettabile, ma che sembra non bastare più.

L’India, ad esempio, è diventata l’immensa zona test del “q-commerce”, forma di e-commerce in cui la lettera “q” significa “quick”, veloce. Riassumendo, significa una nuova forma di consegna ultrarapida, compresa fra 10 e 30 minuti dall’ordine, quasi prima ancora che i server della carta di credito accettino il pagamento.

Al momento, il q-comm si limita a generi alimentari e prodotti per l’igiene personale, ma è evidente che l’obiettivo è rendere la vendita sempre più immediata, dando la mazzata finale al commercio tradizionale, quello in cui si riceve l’oggetto dopo aver pagato, senza alcuna attesa. Non a caso, secondo le stime di “Datum Intelligence”, le vendite con formula q-comm dovrebbero raggiungere i 6 miliardi di dollari entro il 2025, dando conforto ad una lunga fase di test che nel 2020 aveva messo insieme soltanto 100 milioni di dollari. Altrettanto rosee sono le previsioni della banca d’affari “Morgan Stanley” che nel nuovo passo in avanti dell’e-commerce ipotizza un mercato da 42 miliardi di dollari entro il 2030, più o meno il 18% delle vendite online di tutta l’India.

Ma se l’idea delle grandi piattaforme è certamente quella di colonizzare nuovamente il pianeta, va tenuto conto del panorama indiano, ben diverso da quello occidentale: oltre ad un’alta densità di popolazione, vanno considerate infrastrutture spesso fatiscenti e costi della manodopera bassissimi, improponibili altrove.

In realtà, l’idea della consegna ultraveloce non nasce fra gli uffici marketing di colossi come Amazon, ma si deve ad un manipolo di giovani indiani: fra i primi Aadit Palicha e Kaivalya Vohra, oggi miliardari e titolari della “Zepto”, startup che ha debuttato nel 2021 consegnando a domicilio medicinali e generi alimentari nel proprio quartiere nei lunghi mesi difficili della pandemia. Un esempio imitato poco tempo dopo da Albinder Dhindsa e Saurabh Kumar, proprietari della “Blinkit”, e ancora della “Dunzo Daily”, società di consegna q-comm nata addirittura da un gruppo Whatsapp.

Ma è ovvio che fiutando una nuova frontiera del business, i colossi non sono affatto disposti a lasciare un mercato ancora tutto da esplorare nelle mani di ragazzini. E le reazioni non mancano: “DMart” ha lanciato il servizio “Ready”, mentre “Reliance”, il più grande rivenditore fisico nel mercato alimentare indiano, secondo alcuni rumor punterà nel q-comm attraverso l’app JioMart. Non manca all’appello neanche “Amazon”, che secondo la stampa indiana sarebbe pronta a lanciare il suo servizio di commercio rapido, nome in codice “Tez”.

Uno deli aspetti fondamentali per assicurare una consegna entro 10 minuti sono i magazzini di quartiere, in gergo “dark store”, che rappresentano la parte più cospicua degli investimenti: centinaia di punti di stoccaggio strategicamente posizionati e dedicati in modo esclusivo negli ordini online. I dark store indiani operano 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e utilizzano GPS e analisi dei dati per ottimizzare al massimo i percorsi di consegna.

Il tema resta quello dei costi per le consegne, al momento contenuti al massimo nel tentativo di aumentare i volumi di vendita e consolidarsi prima della concorrenza. Ma questo è solo l’inizio.