Per più di vent’anni, dal 1975 all’ultimo giorno possibile, Peter Hince ha vissuto fianco a fianco ai Queen. Era entrato come “roadie” quando la band stava ultimando la registrazione di “A night at the Opera”, il loro quarto album, quello che racchiude uno dei capolavori assoluti, “Bohemian Rhapsody”. Da tecnico generico, Hince passa presto ad occuparsi dell’efficienza degli strumenti personali di Freddie Mercury e John Deacon, fino a diventare l’insostituibile poco dopo road manager della band, colui a cui spettava l’efficienza di tutto il palco. Significa vent’anni a velocità supersonica, fra tour mondiali e un successo travolgente che toglieva il fiato a tutti, non solo a chi saliva sul palco ma anche a coloro che nell’ombra facevano sì che la macchina dei Queen funzionasse a pieni giri. Hince, appassionato di fotografia, aveva anche un punto di vista assolutamente privilegiato durante i faraonici live della band, sfruttato scattando immagini che spesso sono finite nelle copertine dei loro album.
Una vita per strada, senza orari e senza limiti geografici: addormentarsi sfiniti sul bus della band dopo il concerto, voleva dire svegliarsi qualche ora dopo in un’altra città dove tutto ricominciava freneticamente da capo: il palco, il concerto e la folla che Freddie aveva imparato a dominare, gestire e divertire. Vent’anni che per Hince si sono chiusi definitivamente il 24 novembre del 1991, quando Freddie Mercury ha perso la sua battaglia silenziosa contro l’Aids. Eppure, malgrado da allora siano passati più di trent’anni, su Freddie e i Queen i riflettori non si sono mai spenti. Roger Taylor e Brian May, batterista e chitarrista, hanno scelto di andare avanti, per celebrare la loro storia e quella del loro carismatico frontman, portato via troppo preso dal destino. Discorso diverso per Deacon, il bassista, che ha deciso di partecipare al concerto tributo un anno dopo la morte di Freddie, per poi appendere al chiodo il suo strumento: per quanto straordinaria, per lui avventura si era chiusa con la morte di Mercury, un dolore troppo grande da sopportare.
Anche Peter Hince, per il Queen “Ratty”, ha messo la testa a posto: si è trasformato in un fotografo professionista, vivendo come un tranquillo signore inglese con moglie e figli in un sobborgo di Londra, dove custodisce da sempre una valanga di ricordi e fotografie che qualche anno fa sono diventate un libro, “Queen Unseen, my life with the greatest Rock Band of the 20th Century”. Tradotto anche in italiano, fra testo e immagini il volume racconta i suoi anni con i Queen, un frullatore travolgente, spericolato e senza regole perennemente lanciato alla velocità del suono che non si fermava mai. E oltre 60 di quegli scatti, insieme a cimeli, rarità, poster, dischi, abiti, accessori e ricordi personali raccolti da Hince nei vent’anni al fianco della leggendaria rock band inglese, rappresentano il cuore di una mostra ospitata dal 6 al aprile al 16 luglio presso l’Archivio di Stato di Torino.
La mostra “Queen Experience - Peter Hince”, organizzata da Radar, Extradamus, Le Nozze di Figaro, con il patrocinio della Regione Piemonte, coincide con le celebrazioni per i 50 anni dall’uscita del primo album della band. Un appuntamento imperdibile per i tantissimi fan di una delle più grandi e influenti band della storia del rock, anche di coloro che sono nati quando Freddie non c’era già più. Ma non hanno resistito di fronte a tanto talento.
INFO PRATICHE
Queen Experience – Peter Hince
Archivio di Stato di Torino, Sezione Corte. Ingresso da piazzetta Mollino 1
6 aprile – 16 luglio
Orari: giov. ven. 14:30/18:30; sab, dom e festivi 11/19.
Ingressi: intero 12€, ridotto 9€ (prevendita Ticket.it)