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Ci sono stati anni – tanti - in cui il “Salon International de l’Automobile” di Ginevra dettava legge. Esserci per tutti i marchi significava esistere, far parte del grande circo dell’automotive. Da buoni svizzeri, poche le concessioni al glamour: abbondanza di hostess agli stand ma nulla di volgarmente desnudo come invece era normalità da altre parti, e spazi tutto sommato ridotti rispetto agli stand faraonici che andavano per la maggiore nel resto del pianeta. La parola d’ordine era sobrietà, sempre e dovunque.

In Europa, la grande battaglia dei saloni dell’auto l’aveva vinta quello ospitato al “Palaexpo” ginevrino, a due passi dall’aeroporto e qualche km più in là del centro città, fra maison di alta orologeria, funzionari governativi dal passo veloce e un traffico ordinato come solo in Svizzera capita di vedere. Era una formula un po’ controcorrente, ma funzionava: l’edizione 2017 si chiude con 700mila visitatori e 170 stand, mentre gli altri appuntamenti stanno a guardare e annaspano in cerca d’ossigeno.

Poi è arrivato il Covid, che si è portato via tanta gente e molte cose, compresi bilanci delle società, private dagli incassi per almeno un paio d’anni.

Per il Salone di Ginevra, è l’inizio della fine: ci riprova nel 2023, spostando l’evento a Doha, nel Qatar, dove ci sono denari a profusione ma le colonne di pullman che portavano visitatori da tutta l’Europa restano un ricordo lontano.

Ci riprovano ancora lo scorso febbraio, ma l’accoglienza è più che tiepida: nel Palaexpo mezzo vuoto una manciata di marchi, di cui molti cinesi e prossimi allo sbarco in Europa.

Fino al comunicato, l’ultimo, il più funereo, quello che l’organizzazione ha diffuso poche ore fa per mettere la parola fine ad un’avventura che era iniziata nel 1905 e che solo le due guerre mondiali erano riuscite a fermare.

“Ce l’abbiamo messa tutta per rilanciare il Salone dopo il Covid, organizzando anche l’edizione di Doha. Questa decisione estremamente spiacevole non deve sminuire gli sforzi e la determinazione con cui abbiamo cercato di riconquistare il nostro successo - ha spiegato Alexandre de Senarclens, presidente della Fondazione - tuttavia, va detto che la mancanza di interesse da parte dei costruttori per il Salone di Ginevra in un contesto industriale difficile, la concorrenza dei saloni di Parigi e Monaco di Baviera, favoriti dall'industria nazionale, e i livelli di investimento necessari per mantenere un salone di alta qualità, hanno dato il colpo di grazia a un’edizione futura. Non potendo raggiungere il suo scopo statutario il Consiglio della Fondazione Comité permanent du Salon international de l’automobile di Ginevra, nell’ambito delle sue competenze, chiederà formalmente all’autorità cantonale di vigilanza sulle fondazioni l’autorizzazione a sciogliere la Fondazione”.

Il Salone di Ginevra, che di svizzero non ha più nulla, continuerà a vivere lontano dai riflettori mondiali, tra le sabbie e i deserti di Doha, cominciando dal novembre 2025. “Per il suo prossimo festival dedicato all’eccellenza automobilistica, e sulla scia di una prima edizione di successo, ‘Gims Qatar’ può continuare a fare affidamento sul know-how e sulle competenze riconosciute dei team che hanno avviato e sviluppato già la precedente edizione. I saloni automobilistici continuano ad attrarre marchi, ma in diverse parti del mondo”.