No, non sono le classifiche, le canzoni, i cantanti o i look a rimpolpare gli umori del Festival ad una manciata di ore dalla chiusura della 73esima edizione. Ma una voce di corridoio assai clamorosa che riguarda il futuro stesso della kermesse più amata dagli italiani: Sanremo potrebbe non restare nei palinsesti della Rai.
Sulla delicatissima questione è piombata la troupe di “Striscia la Notizia” svelando che la convenzione tra il marchio registratissimo “Festival della Canzone Italiana”, di proprietà del Comune di Sanremo, e l’emittente di Stato, scade proprio quest’anno, aprendo la strada ad un bando pubblico, come ordina una sentenza del Tar su ricorso della AFI (Associazione Fonografici Italiani). “Per la prima volta il tribunale amministrativo ha aperto alla possibilità di vedere gli atti del Festival della canzone italiana – ha spiegato l’avvocato Fabio dell’Aversana, presidente di Siedas (Società Italiana Esperti di Diritto delle Arti e dello Spettacolo) - pur non pronunciandosi direttamente sulla possibilità dell’ente comunale di mettere a bando la gestione del Festival, perché non era quello l’oggetto del giudizio, mette in chiaro una serie di principi che potrebbero essere richiamati per sostenere questa eventualità. Perché non chiedere che il Festival sia assegnato con un bando aperto a tutti?”.
E sulle scrivanie del palazzo municipale sarebbe arrivata un’altra offerta da parte di una misteriosa cordata di imprenditori che si dicono pronti e imbottiti di denari a sufficienza per guidare, dirigere e organizzare il Festival nei prossimi anni. Si parla di un’emittente europea che avrebbe messo sul piatto 5 milioni di euro, il triplo di quanto sborsa ogni anno la Rai. E qualcuno fa anche nome e cognome: si tratterebbe di “Sky”, pronta a mollare addirittura “X-Factor” pur di mettere le mani sulla rassegna.
Le voci si sono fatte così insistenti da finire fra le domande più insidiose della conferenza stampa, a cui l’assessore al turismo del comune ligure, Giuseppe Faraldi, ha abilmente glissato dichiarando che “La valutazione della gestione di un Festival di queste dimensioni non può essere fatta a fronte di una proposta arrivata poche ore fa. È una valutazione da fare al momento opportuno, con gli uffici opportuni”.
Nella lunga storia del Festival, qualche tentativo di scippo c’è stato, ma dagli esiti assai incerti: è l’esempio del “Festival Italiano” organizzato da Canale5 alla metà degli anni Ottanta e naufragato nel silenzio malgrado alla conduzione ci fosse un pezzo da novanta come Mike Bongiorno.