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L’Italia del 1970 era un paese molto più bacchettone di quanto lo sia oggi, malgrado gli usi & costumi, soprattutto i costumi, da allora siano cambiati assai. Ma qualcosa resta, e vale per quanti ancora oggi si scandalizzano per il look dei “Maneskin”, tanto per citare qualcuno che non ha paura del proprio corpo e manco di mostrarlo.

Preambolo necessario per spiegare una delle più profonde rivoluzioni del costume italiano, andata in onda sul primo canale Rai, quello su cui incombeva l’ombra onnipresente del perbenismo democristiano. È in questo scenario che Raffaella Carrà sconvolge le notti degli italiani, interpretando “Tuca Tuca”, la sigla iniziale di “Canzonissima 1971” destinata a entrare nella leggenda della musica italiana. Ma il punto non era il brano, quanto piuttosto il look di Raffaella: un paio di pantaloni a vita bassa e un corpetto che le lasciava il pancino completamente nudo. Roba che oggi fa sorridere, ma allora no: e se Raffaella entra di colpo nei sogni proibiti degli italiani, dalle colonne dell’Osservatore Romano partono le accuse di “atteggiamento scandaloso” mentre dal Vaticano si fanno pressioni sulla Rai per limitare la carica erotica della Carrà che ammicca con Enzo Paolo Turchi, mentre si fiorano il corpo a vicenda durante il balletto.

Piaccia o meno, anche questa è storia italiana, che la Rai ha deciso di celebrare dedicando una mostra agli iconici albiti di scena indossati dalla più grande soubrette italiana, scomparsa nel luglio del 2021 a 78 anni. L’esposizione, dal titolo “A far la moda comincia tu!”, ospitata dal Forte di Santa Tecla di Sanremo e con ingresso libero, sarà aperta per i giorni del Festival.

In tutto 35 abiti, uno più leggendario dell’altro, alcuni conservati negli archivi delle sartorie Rai e altri prestati da collezionisti privati, che rappresentano un viaggio indietro nel tempo e sono una finestra aperta sulla società italiana. “Raccontare - attraverso i suoi abiti - la modernità di una donna che ha attraversato la tv e la storia del costume rimanendo sempre contemporanea e reinventandosi ogni volta con programmi sempre innovativi e di grande successo. Convinta che gli abiti indossati nei suoi spettacoli dovessero arrivare a tutti, coniugando glamour e pop. Un’innovazione che si è tradotta anche nei tessuti indossati, leggeri ed elastici, adatti al ballo e all’indimenticabile mossa del suo caschetto biondo”.

Un percorso che oltre a celebrare lo stile inconfondibile di Raffaella ricorda anche i grandi costumisti dell’emittente di Stato, come Enrico Rufini, Corrado Colabucci, Gabriele Mayer, Graziella Pera e Stefano Rianda, accompagnato dalle immagini delle “Teche Rai” che iniziano dalla prima apparizione pubblica di Raffaella, e passano in rassegna programmi che hanno segnato la storia della televisione italiana, da “Canzonissima” a “Milleluci”, da “Carramba che fortuna” a “Buonasera Raffaella”. Anni in cui il sabato sera in tivù era d’obbligo il varietà, quel genere d’intrattenimento fatto di musica, buon umore, leggerezza e perché no, un pizzico di trasgressione.