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Che la gente scioperi è cosa più o meno normale, e comunque un diritto sancito dalla legge. Ma quello che è difficile da immaginare è uno sciopero anomalo e insolito che non sta mettendo a rischio gli approvvigionamenti di supermercati, farmacie o benzinai, ma in compenso rischia di paralizzare Hollywood, la capitale mondiale del cinema, e che secondo gli esperti può avere conseguenze inimmaginabili sulla produzione di film e serie tv.

A volere lo stop sono gli attori, non quelli che sostano nell’olimpo delle celebrità – comunque solidali con i colleghi meno famosi - quanto piuttosto le centinaia di migliaia di professionisti di secondo piano, mal pagati e sfruttati pur di mettere insieme uno straccio di gavetta e sperare nel salto di qualità. Che a volte arriva ma molto più spesso no.

Indetto dalla “Screen Actors Guild”, l’associazione che raggruppa i professionisti del grande e del piccolo schermo, lo sciopero degli attori si aggiunge a quello degli sceneggiatori, scesi in piazza agli inizi di maggio per protestare contro l’avvento dell’Intelligenza Artificiale che rischia di rubare il lavoro una categoria già in difficoltà.

Obiettivo della nuova protesta il contratto che interessa oltre 160mila professionisti dello spettacolo americano, scaduto il 12 luglio. La categoria chiede di rivedere i “residuals”, la voce secondo cui l’attore può ottenere un aumento dei guadagni in base al successo della pellicola e un’altra che al momento li escluderebbe quando la pellicola sbarca nel circuito dello streaming, incassando altro denaro da cui gli attori sono esclusi. Fra le richieste anche un aumento della paga minima, dei contributi per la pensione e dell’assicurazione medica, con l’aggiunta di tutele scritte contro l’avanzare della I.A.

Ma dopo 4 settimane di trattative, la potente AMPTP (Alliance of Motion Pictures and Television Producer) che raggruppa i principali studios di produzione (Amazon, Disney, Apple, NBCUniversal, Netflix, Paramount, Sony, Warner Bros) ha fatto spallucce ad ogni richiesta e tentativo di conciliazione.

“Ciò per cui scioperiamo è incredibilmente importante. Dobbiamo proteggere le persone, i colleghi che sono un po' ai margini: 26.000 dollari all'anno è quello che devi guadagnare per ottenere l’assicurazione sanitaria. E ci sono molte persone che non riescono a raggiungere quella soglia- ha dichiarato Matt Damon - se quei pagamenti residui si esauriscono anche la loro assistenza sanitaria si esaurisce. E questo è inaccettabile”.

Una situazione che ha pochi precedenti storici: l’ultimo sciopero che si ricordi a Hollywood risale al 1960, guidato dal futuro presidente americano Ronald Reagan per protestare contro il blocco dei proventi nel passaggio delle pellicole dal cinema alla tv.

E lo sciopero non rischia solo di lasciare i cinema senza titoli e i canali televisivi privi di serie, ma di zittire anche i media che se ne occupano. Fra le iniziative degli attori quella dell’assoluto silenzio stampa: niente interviste, salotti televisivi, tour promozionali, shooting fotografici e red carpet. Il cinema, per la prima volta, torna ad essere muto.