C’erano un tempo il battello da una parte, quello che solcava le acque, e l’idrovolante dall’altra, quello che usava l’acqua per decollo e atterraggio ma poteva alzarsi anche in volo. Bene, entro la fine di quest’anno, sarà possibile avviare verso la soffitta dei ricordi entrambe le soluzioni per lasciare posto ai “Seaglider”, un nuovo ibrido che mescola i concetti di battello e idrovolante, anche se i Seaglider sono in realtà veicoli volanti ad effetto ala-suolo che utilizza “scafi dotati di ali”.
In pratica un battello che quando serve può diventare un idrovolante, ma è comunque ideato per non superare i cinque metri dal livello dell’acqua utilizzando il cuscino d’aria creato da una serie di motori opportunamente distribuiti sullo scafo-carlinga. Una parte fondamentale del lavoro la fa anche l’Hydrofoil, l’appendice aerodinamica che si vede sotto la chiglia delle ipertecnologiche barche che gareggiano nell’America’s Cup di vela. Gli Hydrofoil sono in grado di regalare grande stabilità nelle fasi di decollo e atterraggio, facilitando anche le manovre all’interno delle zone portuali, a tutto vantaggio dei passeggeri.
Ovviamente, nel caso del Seaglider della “Regent Viceroy”, azienda con sede nel Rhode Island creata da due ingegneri aerospaziali del MIT, esiste anche la possibilità di navigare in modalità scafo o aliscafo e in più, si parla di un mezzo che grazie a 8 motori con il 100% di zero emissioni assicura un’autonomia di 160 miglia nautiche (300 km), anche se grazie a batterie di nuova generazione presto la percorrenza potrebbe salire a 900 km. Al peso di 7 tonnellate, lungo 17,5 metri, alto 4,7 e con 20 di apertura alare, può raggiungere i 300 km/h di velocità con carico massimo di 1.600 kg, sprigionando 30 Db di rumorosità in meno rispetto ad un aereo o un elicottero tradizionali: all’interno c’è posto a sedere per 12 persone più due di equipaggio.
La particolarità è la possibilità di cambiare la configurazione del Seaglider in base alle esigenze, passando dal trasporto passeggeri a veicolo cargo per il trasporto, o ancora a mezzo di soccorso. Un progetto ambizioso che oltre a numerosi fondi di investimento ha attirato l’attenzione di colossi come la “Marc Cuban Industries”, la “Lockheed Martin”, la “Japan Airlines” e la “Hawaian Airlines”, ma soprattutto ha colpito l’esercito, la Guardia Costiera americana, diverse compagnie di traghetti (la tedesca “FRS”, la francese “Brittany Ferries”, l’americana “Mesa Airlines” e la neozelandese “Ocean Flyer”), alcuni tour operator e molte città costiere, dove secondo le stime vive il 40% della popolazione mondiale.
Secondo le previsioni, i Seaglider potrebbero diventare una normalità entro la fine del decennio, ma già entro quest’anno il primo esemplare sarà sottoposto ad una lunga fase di test.