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Se avere a che fare con una persona affetta da sonnambulismo può essere complicato, è facile immaginare cosa può succedere con chi soffre di “Sexsomnia”.

Eppure, nella categoria dei disturbi del sonno questa forma non è affatto rara e in compenso imbarazzante, poiché spinge chi ne soffre ad avere veri e propri rapporti sessuali notturni che difficilmente al risveglio ricorda. Ovviamente, lasciando libera la mente di girovagare nelle fantasie, l’accoppiamento notturno può avvenire con il partner, ma anche e soprattutto con perfetti sconosciuti. Secondo le poche stime disponibili, con una letteratura medica che al momento si limita a poche centinaia di casi accertati clinicamente, ne soffrirebbe fra l’1 e il 2% della popolazione europea, con netta prevalenza del genere maschile.

Ma un passo in avanti per capire e curare la Sexsomnia è stato fatto, perché da sindrome assimilabile al più diffuso sonnambulismo, è passata ad essere considerato un disturbo diverso, a sé stante.

La Sexsominia colpisce persone che durante la fase di sonno profondo finiscono in una condizione dissociativa che porta a sfociare in modo inconsapevole nell’autoerotismo o in atti sessuali. Di entrambi, come accennato, nella maggior parte dei casi non si ha alcun ricordo al risveglio poiché, come nei fenomeni di sonnambulismo, una parte del cervello dorme mentre altre si attivano, lasciando però disattivate le aree della consapevolezza, della volontarietà e della coscienza.

Un fenomeno complicato con cui convivere che può avere una doppia chiave di lettura: la prima è un risvolto clinico e riguarda un’alterazione della vita sessuale che è consigliabile approfondire, la seconda sfocia invece nella sfera più intima, e porta molte coppie verso la separazione perché vissuta dal partner come un tradimento. O ancora casi finiti in tribunale di persone accusate di aver aggredito sessualmente familiari o minori dichiarando di non averne memorie perché affetti da Sexsomnia, e quindi del tutto inconsapevoli.

Al momento, come accennato, la letteratura medica non è ancora riuscita ad approfondire cause e rimedi, e a parte immaginare una certa predisposizione genetica, è facile ipotizzare che a favorirne l’insorgere sia l’assunzione di alcol o di farmaci contro lo stress.