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Non è un codice, non c’è alcun bisogno di appuntarselo, ma può salvare la vita. Mentre l’Italia intera ha vissuto il drammatico epilogo dell’omicidio di Giulia Cecchettin e della fuga disperata del suo ex fidanzato Filippo Turetta, una ragazza a Milano è riuscita a sfuggire a una probabile violenza semplicemente usando quello che è conosciuto come il “signal to help”, un segnale di aiuto.

Un gesto semplicissimo – pollice piegato e le altre dita chiuse a pugno – che ha evitato il peggio ad una 19enne di Bergamo, appena arrivata a Milano per un concerto. L’episodio è accaduto intorno alle 23:30, quando la ragazza è uscita dall’hotel dove pernottava per una passeggiata: in piazza Duomo è stata avvicinata da un gruppo di ragazzi che poco per volta si sono allontanati. Con lei è rimasto solo un 23enne che ha tentato di baciarla con la forza e palpeggiata più volte.

La coppia è entrata in un McDonald’s in via Torino, dove la ragazza ha chiesto di andare in bagno e, dopo aver incrociato lo sguardo di una camera, ha giocato l’ultima carta: il “signal to help”, chiedendo aiuto anche con il labiale.

La dipendente McDonald’s ha dato l’allarme facendo intervenire la polizia, che ha intercettato i due a poca distanza dal locale. Il giovane è stato arrestato per violenza sessuale e si trova a San Vittore, in attesa di convalida dell’arresto.

Il gesto, divenuto internazionale, è stato lanciato in Canada nel 2020, durante la pandemia, quando i casi di violenza domestica sono aumentati ovunque. A studiarlo la “Canadian Women’s Foundation”, pensando ad un gesto silenzioso che non lasciasse tracce e senza bisogno di codici da ricordare, qualcosa che fosse possibile mostrare anche durante le videochiamate o per strada, nei luoghi pubblici. Nella speranza che qualcuno lo capisca, com’è successo a Milano.