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Salire a bordo della propria auto senza neanche lo sforzo, per quanto minimo, di dover cercare il telecomando dell’auto in tasca e subito dopo premere il pulsantino giusto. Con l’avvento della “smart key”, la serratura e quell’insieme di gesti antichi della chiave che entra nella serratura sono diventati obsoleti, roba del giurassico. E quando la tecnologia aiuta a rendere più accettabile e semplice la quotidianità, il mondo dell’auto si schiera compatto nelle prime file: più è facile, più piace, più si vende.

La chiave a cui è sufficiente avvicinarsi all’auto per vederla magicamente aprire la chiamano in tanti modi: kelyless entry, smart access, keyless go, comfort access, genius entry, fast key, entry & drive, entry & go, hand free. E l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito, ma almeno questa volta l’italiano vince, perché basta soltanto “chiave intelligente” per essere capiti dal Trentino alla Sicilia.

Eppure, fin dal debutto di questa meraviglia della tecnologia, gli esperti avevano lanciato l’allarme: attenzione, senza adeguate protezioni, la smart key potrebbe semplificare i furti. Usando parole ovviamente diverse, era stato il senso del segnale di pericolo imminente partito dall’Università della California e di quella di Washington nel 2011, quando le prime smart key si stavano affacciando sul mercato dell’auto, lasciando intuire che da lì a poco la chiave sarebbe diventata inutile per tutti.

Un avviso ovviamente passato del tutto inascoltato che adesso, come riporta il quotidiano inglese “The Guardian” in una recente inchiesta, si è trasformato in una piaga da cui uscire non sarà semplice. In Inghilterra, i furti d’auto sono aumentati così tanto da far schizzare i costi delle assicurazioni, dal canto loro stanche di pagare auto nuove o dal valore decisamente alto.

A confermalo è uno studioso del settore, l’avvocato Nick Freeman: “L'industria automobilistica è stata negligente perché è stata avvertita quando questa nuova tecnologia stava iniziando a emergere. È una situazione catastrofica, in cui le persone non possono assicurare le loro auto oppure devono affrontare spese ridicolmente alte”. Parole a cui fanno eco quelle di Stephen Mason, uno dei ricercatori che nel 2011 aveva lanciato per primo l’allarme sulla facilità con cui i sistemi smart key potevano essere violati: “L’industria automobilistica ha manifestato spensieratezza e ignoranza, non volendo pagare il prezzo per un’adeguata sicurezza. Ora abbiamo auto moderne, dotate della tecnologia più recente, e i proprietari devono utilizzare i bloccasterzo meccanici vecchio stile per proteggerle dai furti”.

Come sempre, quando l’onda si fa così alta da non poterla ignorare, nell’industria dell’auto qualcosa inizia a muoversi. Di recente, il gruppo Jaguar-Land Rover ha annunciato di aver investito più di 10 milioni di dollari nell’unico obiettivo di rendere inaccessibili le proprie auto. Lo stesso si è affrettata a dichiarare Huyndai, che avrebbe allo studio sistemi che blocchino gli apparecchi utilizzati per clonare i sistemi di chiusura smart key. Ma prima che la situazione sia risolta, serviranno – nell’ordine - tempo, denunce alle forze dell’ordine e risarcimenti.