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Un anno complicato il 1978: il 16 marzo, il corpo senza vita di Aldo Moro viene fatto ritrovare a bordo di una Renault 4 in via Fani, nel cuore di Roma. Va meglio in America, dove nell’aprile dello stesso anno i leggendari “Blues Brothers”, un duo di comici innamorati della musica (John Belushi e Dan Aykroyd), debuttano al “Saturday Nigh Live” con gli abiti neri e i Wayfarer Ray-Ban a coprire gli occhi. Sandro Pertini diventa presidente della Repubblica Italiana, e il polacco Karol Wojtyla sale al soglio pontificio.

Nelle librerie e cartolerie di tutt’Italia arriva una piccola idea rivoluzionaria destinata ad entrare nella storia del costume di questo Paese. Si chiama “Smemoranda”, per tutti la “Smemo”, ed è un diario agenda ideata da Gino e Michele, coppia di autori “padri” di Zelig, che oltre al lasciare spazio agli appunti, è piena di notizie, opinioni, testi di canzoni, poesie, quiz, vignette e disegni. Una sorta di tabloid, ma a cadenza annuale che diventa così popolare da ospitare pensieri e interventi di personaggi noti fra sportivi, medici, attori, artisti, poeti, scienziati, registi e luminari, insieme ai più grandi fra fumettisti e vignettisti italiani.

Ma 46 anni fatti di crescita, con la moltiplicazione della semplice agenda in linee di cancelleria, gadget e prodotti scolastici molto amate dai Millennials, e subito dopo diventati di strenua resistenza & resilienza sono tanti, specie se veloci come gli ultimi decenni, zeppi di soluzioni sempre più tecnologiche che preferiscono di gran lunga gli algoritmi all’antica carta e l’antichissima penna.

Una serie di motivi validissimi che portano la gloriosa storia della “Smemo” verso l’imbuto finale: domani, fra le 10 e le 14, un’asta giudiziaria a Milano cambierà per sempre le sorti del brand “Smemoranda Group” che lo scorso anno ha dichiarato fallimento, piegato in due dall’ultima stoccata, quella definitiva: gli effetti nefasti della chiusura delle scuole nel periodo della pandemia. Si parte da quasi 4 milioni di euro, per arrivare dove deciderà chi avrà la voglia e il coraggio di scommettere ancora su qualcosa di “fisico”, non smaterializzato in app che ormai pensano a tutto.

L’asta è la conseguenza dell’avvio della liquidazione giudiziale decisa dal Tribunale di Milano lo scorso marzo, anticipato nel 2022 dall’estremo tentativo di vendere il pezzo più pregiato della galassia Smemo: la “Zelig Media Group”, la stessa che produceva il format televisivo e gestiva l’omonimo locale di viale Monza, a Milano, palestra e trampolino di lancio per intere generazioni di comici e cabarettisti, venduta per 6 milioni di euro alla “RTI” del Gruppo Mediaset. Un tentativo di salvataggio in extremis che non è riuscito a scongiurare il fallimento.