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E chi se li dimentica? Per anni, gli “SMS”, acronimo di “Short Message Service” erano sembrati una conquista pazzesca: invece di sprecare tempo e denaro in una telefonata, c’erano 160 caratteri a disposizione per scriverlo in breve. Il servizio, nato in origine per la rete “GSM”, diventa in fretta la nuova mania: si calcola che nel solo 1999 siano stati inviati 17 miliardi di SMS, diventati 500 alla metà del 2004 e addirittura 4.100 miliardi nel 2007.

Secondo un’indagine della “Assilum”, l’associazione degli utility manager, realizzata attraverso i dati dell’Autorità per le Comunicazioni, mentre nel 2013 gli italiani inviavano 77,78 miliardi di SMS all'anno, dieci anni dopo – nel 2023 - il numero è sceso a 4,10 miliardi, con un calo che sfiora il 95%. Da una media pro capite di 70 sms al mese ad appena 4, in pratica uno alla settimana.

Poi, sul mercato sono arrivate piattaforme come “Whatsapp” che consentono di scambiarsi messaggi a prezzi più contenuti, e per gli SMS è iniziato il declino, certificato da un’impennata nel consumo medio di dati mobili del +2.370%, passati da 0,86 a 21,25 gigabit al mese per ogni singola Sim. Di conseguenza, nello stesso decennio la spesa per i servizi telefonici si è ridotta di 6 miliardi euro (da 28,22 a 22,23 miliardi, il -21%). Resta invece stabile il consumo dei servizi voce, con un lieve scostamento (da 156,5 ai 160 miliardi di minuti registrati nell'arco del decennio citato prima, a fronte di un massiccio boom di iscrizioni ai social network ed alle app.

“Sul fronte della concorrenza c’è ancora molto da fare – afferma il presidente Assium Federico Bevilacqua - perché nel settore mobile i tre principali operatori detengono oltre l'82% del mercato, mentre sulla rete fissa quattro operatori coprono una quota dell'85%: una maggiore mobilità degli utenti e una migliore diffusione di informazioni presso i consumatori potrebbe consentire oggi ulteriori risparmi alle famiglie”. Ma c’è un altro aspetto su cui sono necessari miglioramenti: i “comportamenti scorretti” delle aziende come le “modifiche unilaterali dei piani tariffari e delle condizioni contrattuali, la sospensione o disattivazione dei servizi senza preavviso, la mancata risposta ai reclami e la scarsa trasparenza e completezza delle informazioni pre-contrattuali e contrattuali”.

Oggi, a parte gli SMS “solidali”, i messaggi brevi di testo resistono per scopi di sicurezza digitale, con l’invio di codici di riconoscimento, o ancora l’autenticazione di profili, più comunicazioni di carattere sociale o di emergenza.