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Basta anche solo un’occhiata distratta ad un tavolo qualsiasi, in un locale all’ora dell’aperitivo: la quantità di bicchieri di Spritz supera di gran lunga quelli di bianchi, frizzantini, rossi e analcolici.

Lo Spritz non solo vince e stravince, ma conquista spazio ovunque, come testimoniato dai numeri di “Aperol” e “Campari”, che negli Stati Uniti sono cresciuti di oltre il 50% dal 2019, in era pre-Covid. Perfino la “CNN”, che lo scorso l’aveva definito “il cocktail dell’estate”, parla apertamente di “Spritz Economy” per definire il business di un aperitivo che fino al 2009 era per lo più relegato alle osterie e i bacari del Triveneto italiano, e ora non conosce confini.

In meno di 10 anni, trainato dall’esplosione del Prosecco, trainato dalla conquista del sigillo DOP, lo Spritz è diventato una moda, una tendenza, di più: il simbolo dell’aperitivo all’italiana e di ogni happy hour che si rispetti.

Colorato, allegro, vivace, estivo, tutto sommato non particolarmente alcolico, sulle origini dello Spritz esistono almeno due teorie, entrambe con una città in comune: Venezia. Secondo diversi documenti e testimonianze, il drink si beveva già abitualmente fra il 1920 ed il decennio successivo tanto nella città lagunare quanto nella vicina Padova, dove nel 1919 aveva debuttato l’Aperol, uno degli ingredienti d’elezione. Intorno agli Settanta, lo Spritz inizia a diventare comune in tutto il Veneto, sconfinando ben presto in Friuli, seguito dalla Lombardia e per finire dall’Italia intera, da nord a sud.

Più difficile è rispondere a chi si chiede il nome dell’inventore dello Spritz. Secondo la leggenda la nascita sarebbe databile fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, ovvero il periodo della dominazione austriaca di Venezia. All’epoca, i bar che allungano con acqua frizzante o seltz i vini locali, dalla gradazione alcolica troppo accentuata, si moltiplicano per accontentare le richieste delle truppe austriache. Secondo un’altra teoria, all’origine dello Spritz veneziano ci sarebbe l’aggiunta del “Select”, un bitter poi sostituito con Aperol o Campari. Pochi dubbi, al contrario, sul nome, che deriverebbe dal verbo tedesco “spritzen”, ovvero spruzzare.

Oggi, al classico Spritz si affiancano varianti locali come il “Pirlo”, una variante bresciana, o quello “bianco”, preparato solo con Prosecco e acqua frizzate.