Vabbè, in fondo è giusto, normale: non passa anno senza l’arrivo sulla piazza di qualche nuova cucina esotica che sembra debba scardinare tutto il resto. Dal Sudamerica all’Asia, le proposte gastronomiche sono ormai innumerevoli: un po’ come fare il giro del mondo senza muoversi da casa.
Ma poi, passata la sfuriata di pesci crudi, alghe di barriere coralline e frutti che qui non sapevamo neanche esistessero, il pianeta Terra torna sempre ad allinearsi, decretando la cucina italiana la migliore, l’inimitabile, quella così straordinaria e semplice insieme da non aver bisogno di spiegazioni. La pasta tutti sanno cos’è, e il pomodoro anche. Punto.
Anche scendendo nel dettaglio, le specialità regionali italiane si confermano sulla cima dei desideri del mondo intero. L’ultimo sigillo arriva dalla classifica di “TasteAtlas”, una guida online di viaggio esperienziale dedicata al food che si considera una sorta di “anagrafe mondiale di piatti tradizionali, ingredienti locali e ristoranti autentici”.
In una delle ultime classifiche dell’anno, TasteAtlas, con l'elenco delle "100 Best Food Cities in the World" mette ordine fra le migliori città del mondo dal punto di vista dell’esperienza gastronomica. Quasi inutile dirlo: i primi posti sono tutti italiani. In cima, sul gradino più alto del podio, svetta Roma, la capitale, patria di primi piatti robusti e di una cucina altrettanto verace. Al secondo posto Bologna, non a caso soprannominata la “grassa” per via di una cucina ruspante che ha nel ragù uno dei condimenti più apprezzati (e violentati) del pianeta. Piazza d’onore per Napoli, dove la cucina è figlia degli scambi culturali con i popoli passati nei secoli di dominazione.
Seguono, per dovere di cronaca, Vienna, Tokyo, Osaka e Hong Kong, con una sorpresina finale: un rispettabile ottavo posto per Torino, dove la cucina spazia fra vini, carni, selvaggina, riso e verdure. Rimedia la 24esima posizione Firenze, mentre Milano è solo 48esima.
Insomma, una classifica che diventa un’apoteosi di carbonara, tagliatelle, pizza e agnolotti e mette in riga tutto il resto del mondo, relegandolo alle solite cucine emergenti, di cui da qui a qualche giro di calendario non resterà quasi traccia. Di Torino, si raccomanda di non lasciare la città senza prima aver assaggiato il gianduiotto, la pizza la padellino, i grissini e il Bònet.