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A Cambridge, cittadina americana copia conforme della più celebre località inglese, ha sede uno degli orgogli scolastici d’America: la “Harvard University”. Fondata nel 1636, parte del prestigioso circuito delle “Ivy League”, dove entrano soltanto le 8 più esclusive università private americane, Harvard è il più antico ateneo del Paese.

Le nove facoltà, della durata media di due anni, ad un costo che supera i 100mila dollari per anno e con soltanto il 7% di ammissioni fra le migliaia di richieste che arrivano da ogni parte del mondo, hanno formato le basi per le carriere di gente come Mark Zuckerbeg, Barak Obama, Natalie Portman, Matt Damon, Henry Kissinger, John Kennedy, Bill Gates e Franklin D. Roosevelt, con il record assoluto di ex allievi arrivati al Nobel.

Sempre all’avanguardia nelle materie di studio, ma con il taglio rigoroso di chi custodisce il “sapere”, Harvard ha stupito non poco presentando un corso di studi inedito che ha immediatamente attirato 300 studenti. Si intitola “Taylor Swift and Her World”, Taylor Swift e il suo mondo, ed è affidato a Stephanie Burt, cattedra di inglese ad Harvard.

La prestigiosa Università del Massachusetts non è l’unica ad avvicinarsi al fenomeno sempre più globale della cantautrice che ha polverizzato ogni record, compreso quello di poter spostare il Pil americano e perfino influenzare le scelte politiche di milioni di americani.

Alla fenomenologia Taylor Swift si sono già avvicinate la New York University, la University of Texas di Austin e la Stanford University, che per il proprio corso di studi ha scelto il titolo di un brano “All Too Well” (Troppo bene), mentre la Arizona State University ha offerto un corso di psicologia sul sofisticato metodo di lavoro dell’impero Swift. L’anno prossimo, l’Università della California, Berkeley ha in programma il corso “Artistry and Entrepreneurship: Taylor's Version” e l'Università della Florida insegnerà ai laureandi la narrazione della Swift.

Intervistata dal “New York Times”, la dottoressa Burt, 52 anni e una passione innata per la musica di Taylor Swift, ha spiegato come è nata l’idea del corso di studi universitari: “Oltre ad ammirarla come artista, mi ha incuriosito il suo saper diventare un fenomeno mondiale, così ho scelto di approfondire il processo di crescita, che va oltre la semplice questione musicale. È un’artista che all’inizio della carriera ha potuto contare su una buona dose di privilegi e una famiglia che l’ha assecondata aiutandola a realizzare i suoi sogni, ma il resto l’ha fatto da sola con una capacità straordinaria di crescita personale e manageriale”.

Nel dettaglio, il corso approfondirà diversi temi come il fenomeno dei fan, la cultura delle celebrità, adolescenza e età adulta, la cura di testi che non tralasciano mai di appoggiare le minoranze e soprattutto il processo di transizione di Taylor da cantante country a pop visto in parallelo alle trasformazioni politiche e sociali che caratterizzano l'America di questi anni.

“Ci saranno anche compiti scritti e un elaborato finale, anche se personalmente non amo gli esami, perché sono un’inutile fonte di stress per gli studenti. Quelli di Harvard frequentano spesso anche altri corsi che richiedono molto tempo e parecchio impegno, soprattutto coloro che frequentano facoltà difficili come medicina. In molti mi chiedono se Taylor potrà essere ospite durante il corso, e mi ha risposto di essere molto impegnata e non è certa di riuscire”.

Inevitabilmente, la scelta di Harvard ha scatenato le critiche di benpensanti, che trovano Taylor Swift un argomento poco edificante e profondo per poter diventare un argomento di studio. “Ogni epoca ha forme d’arte che diventano popolari, e se c’è chi non lo capisce non è un problema mio. Le stesse critiche erano state mosse quando le università inglesi hanno inserito i sonetti di Shakespeare fra le materie di studio. Il resto lo spiega la storia”.