Ovunque nel mondo, le stazioni e colonnine di ricarica per le auto elettriche si moltiplicano, ma nel conto vanno aggiunte anche le “Tesla Supercharger”, la rete creata dal marchio automobilistico di Elon Musk, al contrario ad uso quasi esclusivo delle proprie auto. Quasi perché dallo scorso anno alcune Tesla Supercharger hanno deciso di accogliere anche auto di altri marchi.
Ma per il resto del mondo automotive non è abbastanza: manca all’appello, per capirci, la completa democratizzazione della ricarica, un dettaglio che ha innervosito la maggior parte dei marchi, che dopo mesi di riunioni e strategie, hanno annunciato la contromossa.
La santa alleanza di GM, BMW, Honda, Hyundai, Kia, Mercedes-Benz e Stellantis, pur senza dichiararlo, dichiara battaglia a Tesla, accusata di fare troppo da sola, e quindi autocondannata all’isolamento.
Fra i motivi della partnership ci sarebbero anche diversi sondaggi, come quello realizzato di recente da “Cox Automotive”, secondo cui circa un terzo degli americani indica nella mancanza di punti di ricarica la ragione principale per non acquistare un veicolo elettrico. Allo stesso tempo, la percentuale di chi prenderebbe in considerazione l'acquisto è salita a oltre il 50% dal 38 di due anni fa. E malgrado tutto, per il mercato automobilistico americano questo sarà il primo anno in cui si stima la vendita di oltre un milione di vetture elettriche. Dati che messi insieme fanno una prova: dateci la comodità della ricarica e compreremo auto elettriche.
Tutto questo accade negli Stati Uniti, ma nessuno esclude che il passo successivo riguardi anche l’Europa, dove la situazione non è molto diversa: Tesla da una parte, tutto il resto dall’altra.
La joint-venture ha un obiettivo ambizioso: creare la più diffusa e capillare rete di ricarica del mondo ad alta potenza per vetture elettriche, con ricarica delle batterie fino all’80% in meno di 30 minuti. Con una rete attuale di 35mila punti di ricarica nel Nord America, significa aggiungerne altre 30mila fra zone urbane e autostrade di Stati Uniti e Canada, avvicinandosi alla cifra stimata dal Dipartimento dell’Energia, secondo cui ne serviranno almeno 180mila entro il 2030.
Secondo il piano d’azione, si tratterà di una rete di stazioni alimentate esclusivamente con energie rinnovabili e realizzata sfruttando anche i finanziamenti pubblici federali e statali per la transizione ecologica: punti rigorosamente accessibili a veicoli di ogni marca, a patto che utilizzino i connettori “CCS” (Combined Charging System) o “NACS” (Nortn American Chargin Standard), i due sistemi più diffusi negli Stati Uniti.
Il piano ha tempi strettissimi che prevedono l’apertura delle prime stazioni a cominciare dall’estate del prossimo anno.