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Il 30 gennaio 1969, i Beatles salgono sul tetto della loro casa discografica, la “Apple”, al numero 3 di Savile Row, a Londra. È l’ultima apparizione live dei Fab Four, di fatto ormai sciolti giù da tempo, anche se la data ufficiale del divorzio è il 10 aprile 1970, quando il “Daily Mirror” apre la prima pagina con una notizia bomba: “Paul is quitting The Beatles”, Paul ha lasciato i Beatles.

Da allora sono passati 53 anni, ma la leggendaria e breve parabola dei quattro ragazzotti della Liverpool operaia non è mai tramontata, e a milioni di fans bastano e avanzano le 186 canzoni racchiuse nei 23 album pubblicati in appena un decennio di carriera.

Nel 1995, dopo anni di ricerche fra archivi e scatoloni polverosi di nastri, appunti musicali e tracce dimenticate, alla discografia dei Fab Four si aggiunge il brano “Free as a bird”, chicca assoluta di “The Beatles Anthology”, l’opera omnia della band. Era stato McCartney a chiedere a quella che un tempo l’odiatissima Yoko Ono se per caso avesse qualcosa di inedito di John. Il brano salta fuori da una demo ritrovata in una vecchia musicassetta registrata nel 1977 da Lennon al Dakota Building, il loro appartamento di New York.

Ma su quel nastro malmenato dal tempo c’era altro, un pezzo a cui Lennon pensava di avere il tempo di lavorare: “Now and Then”. Quando riescono ad ascoltarlo, Paul, George e Ringo capiscono di avere un problema tecnico: le tecnologie del tempo non permettevano ancora di separare la voce dal pianoforte suonato da John. Il brano torna nei cassetti, in attesa di momenti migliori che sono arrivati nei mesi scorsi, quando per il montaggio del monumentale documentario “The Beatles: Get Back”, il regista Peter Jackson utilizza la tecnologia audio MAL della WingNut Films per isolare voci e strumenti.

Lo scorso anno Paul e Ringo, i due Beatles che ancora resistono al tempo, hanno iniziato a lavorarci in studio aggiungendo la chitarra elettrica di Harrison registrata durante i tentativi del 1995. E pian piano, la magia compositiva dei Beatles è tornata come il tempo non fosse passato, anche solo per qualche istante: alla voce restaurata di John si aggiungono la batteria di Ringo, insieme al piano e al basso di Paul.

Il resto nasce come un puzzle messo insieme in mesi di paziente lavoro ai “Capitol Studios” di Los Angeles aggiungendo gli archi e i coretti tipici dei Beatles, ricostruiti utilizzando materiale originale di altri brani.

Paul McCartney e Ringo Starr non nascondono l’emozione. “Eccola lì, la voce di John, chiara e limpida – rivela Paul - è emozionante perché ancora una volta suoniamo tutti e quattro, è una vera registrazione dei Beatles”. Ringo aggiunge: “È stata l’esperienza che più ci ha avvicinato ad avere di nuovo John e George in studio con noi, un momento molto toccante per tutti”.

Olivia Harrison, la vedova di George, ricorda che “Nel 1995, dopo diversi giorni trascorsi in studio a lavorare alla traccia, George ha capito che le difficoltà tecniche erano troppo grandi e ha concluso che non era possibile completare la traccia. Se fosse qui oggi, si sarebbe unito a Paul e Ringo mettendoci tutto il cuore per completare la registrazione”. Per chiudere con le parole di Sean Ono Lennon, il figlio di John: “È stato toccante ascoltarli lavorare assieme dopo tutti gli anni trascorsi dalla morte di mio padre. È l’ultima canzone che mio papà, Paul, George e Ringo hanno potuto fare insieme. È come una capsula del tempo ed è un modo straordinario di chiudere la loro carriera”.

Now and Then uscirà in tutto il mondo giovedì 2 novembre, e dopo aver dato fondo a tutti gli archivi e i magazzini possibili, sarà probabilmente l’ultima canzone dei Beatles. Il passo di addio di una leggenda che, comunque vada, non finirà mai.