Avevano le moto al posto dei cavalli, ma il principio non cambiava, era ancora quello dei pistoleri, categoria di tagliagole mitizzata dal cinema. Secoli dopo la corsa all’oro e gli anni dei pionieri alla conquista del West, l’America era attraversata da bande di motociclisti. Pattuglie acrobatiche di gente che dettava legge sulle strade, impartiva violenza come lezioni di vita e sfasciava locali se l’alcol per sbaglio finiva.
Loro malgrado erano il simbolo di un’epoca ancora selvaggia, esaltata da pellicole come “Easy Rider”, che in realtà non parla di bande ma traccia la storia di due hippie in sella ai loro chopper che partono da Los Angeles per andare in Louisiana. All’idea delle motorcycle band che attraversavano l’America con i giubbotti in pelle infarciti di teschi e simboli satanici infischiandosene delle legge si era avvicinato di più “Il selvaggio” (The Wild One), film del 1953 che racconta la storia di Johnny, al secolo Marlon Brando, capo dei “BRMC” (Black Rebel Motorcycle Club).
“The Bikeriders” è ancora diverso. Si ispira all’omonimo libro del giornalista e fotografo Danny Lyon, che nel 1968 aveva dato alle stampe un volume zeppo di foto e interviste ai “Chicago Outlaws Motorciclye Club”, la banda di motociclisti di cui faceva parte lui stesso. Secondo la leggenda, gli Outlaws – uno dei motorcycle club più antichi d’America – erano nati nel 1935 in un vecchio bar fumoso sulla leggendaria “Route 66”. Negli anni d’oro, si fa per dire, la guerra più violenta per il controllo del territorio, gli Outlaws la combattono con gli “Hells Angels”, altro club bollato come organizzazione criminale dal Dipartimento di Giustizia americano.
The Bikeriders, in uscita in questi giorni nelle sale, si sviluppa secondo la visione di Jeff Nichols, autore e regista. “La cultura mainstream non sempre riesce ad abbracciare tutti. Ci sono alcuni soggetti, degli outsider, che sono attratti dalle sottoculture, ed è lì che possono accadere le cose interessanti. Le sottoculture danno vita alle novità nel mondo dell’arte, riescono a soddisfare la ricerca di persone che finalmente trovano modo di esprimersi e inevitabilmente diventano poi interessanti per il resto del mondo. Inizia un processo di assorbimento e lentamente diventano ombre di loro stesse.”
Austin Butler, reduce dal successo mondiale di “Elvis”, il biopic di Baz Luhrmann, interpreta Benny, figura misteriosa e uomo di poche parole. Proviene da una famiglia più ricca di maggior parte dei motociclisti, e per questo si distingue dal gruppo preferendo il ruolo un po’ defilato del lupo solitario. Butler è cresciuto fra le motociclette: il padre e il nonno le guidavano entrambi. Quando i nonni si sono trasferiti dalla California all’Arizona, e lui era ancora un ragazzino, con il padre partivano in moto per andare a fargli visita.
Tom Hardy veste i panni di Johnny, fondatore dei Vandals e maschio alpha del gruppo. Come membro anziano detta l’esempio per i nuovi entrati, anche i più promettenti, ma inizia a sentire il peso dell’età e pensa di designare Benny come suo successore.
E forse è meglio conosciuta per il personaggio di Villanelle, la femmefatale sull’apprezzata serie televisiva “Killing Eve,” ma Jodie Comer è ormai emersa agli occhi del grande pubblico come una delle più versatili attrici contemporanee, capace di essere protagonista in televisione, sul palcoscenico e sul grande schermo. In The Bikeriders,l’attrice britannica si trasforma ancora una volta per vestire i panni di Kathy, una classica ragazza del Midwest americano che si innamora di un giovane motociclista e diventa la narratrice del film.
Ambientato principalmente a Chicago, il film è stato girato nei dintorni di Cincinnati, in Ohio, una città di medie dimensioni nel Midwest che ha permesso alla produzione di usare ambientazioni tanto urbane che rurali, con alcuni quartieri che si sono prestati per scene della Chicago degli anni ’60. La meticolosa ricostruzione della città, dei suoi abitanti e delle aree circostanti è frutto di una stretta collaborazione fra direttore della fotografia, scenografica, costumi e trucco.
Il regista ha dato a ogni capo reparto una singola immagine su cui lavorare: una foto a colori di Cal, uno dei veri motociclisti, seduto in una stazione di benzina con una bottiglia in mano. Gli abiti, la postura, i colori che lo circondano dovevano essere il punto di partenza per ogni elemento visivo del film.
La squadra ha puntato a mantenere il livello di crudezza delle foto: lavorando sul mondo delle motociclette c’è una quantità di grasso e sudiciume che non poteva mancare, con dettagli curati anche sui graffiti e sull’immondizia dell’epoca. La sfida più complessa è coincisa con la ricostruzione dello “Stoplight Bar”, il quartier generale dei Vandals.
Creare il look per 14 attori, fra protagonisti e non, e dozzine di interpreti di contorno, ha tenuto impegnati i reparti legati al trucco e ai costumi per mesi. Anche in questa occasione, le foto di Lyon sono state essenziali per raggiungere l’autenticità su cui Nichols ha insistito dall’inizio.
LA TRAMA
È la foto ormai sbiadita di una stagione ribelle vissuta dagli Stati Uniti, quando persone e dinamiche culturali erano pronte al cambiamento. Dopo un incontro casuale in un bar, la volenterosa Kathy (Jodie Comer) rimane legata in maniera indissolubile a Benny (Austin Butler), l’ultimo arrivato in un gruppo di motociclisti del Midwest, i Vandals, guidati dall’enigmatico Johnny (Tom Hardy). Come il contesto che li circonda, il club inizia a evolversi, trasformandosi da un punto di raccolta di sbandati locali a un pericoloso ambiente fondato sulla violenza, forzando Benny a scegliere fra Kathy e i propri compagni.
IL CAST TECNICO
Regia – Jeff Nichols
Soggetto – tratto dall’omonimo libro di Danny Lyon
Sceneggiatura – Jeff Nichols
Produttore – Sarah Green, Brian Kavanaugh-Jones, Arnon Milchan
Produttore esecutivo – Yariv Milchan, Michael Schaefer, Sam Hanson, David Kern, Fred Berger
Produzione – Regeceny Enterprises, Tri-State Pictures
Distribuzione - Universal Pictures Italia
Fotografia – Adam Stone
Montaggio – Julie Monroe
Effetti Speciali – Allen Maris
Musiche – David Wingo
Scenografia – Chad Keith
Costumi – Erin Benach
CAST ARTISTICO
Jodie Comer – Kathy
Austin Butler – Benny
Tom Hardy – Johnny
Michael Shannon – Zipco
Mike Faist – Danny
Norman Reedus – Funny Sonny
Body Holbrook – Cal
Damon Herriman – Bruce
Beau Knapp – Wahoo
Emory Cohen – Cockroach
Karl Giusman – Corky
Toby Wallace – The Kid
Paul Sparks – leader dei Gary Rogue
Paul Dillon – padre di The Kid