Non poteva che nascere lì, a Las Vegas, la capitale mondiale dell’esagerazione e di ogni possibile peccato. Sullo “Strip”, i 6,5 km su cui si affacciano 19 dei 25 hotel-casinò più grandi del mondo, con un totale di 65mila posti letto e spettacoli esterni che ogni notte accendono la notte di Vegas.
Proprio accanto al “The Venetian”, il più grande hotel 5 stelle d’America che riproduce fedelmente la città lagunare italiana, con tanto di gondolieri che cantano “O’ sole mio” a turisti convinti di essere davvero sul Canal Grande, nel luglio scorso è stato inaugurato “The Sphere”.
Definirlo non è semplice: è una mega arena da 18mila posti a sedere progettata dallo studio di architettura “Populous” su richiesta della “Madison Squadre Company”, che per stupire il mondo intero ha sborsato 2,3 miliardi di dollari. Basta la facciata, perfettamente tondeggiante, a lasciare a bocca aperta: alta 111 metri e larga 157, quanto basta per contenere la Statua della Libertà per intero, è disseminata da 1,2 milioni di Led che riproducono di continuo un light show in cui si alternano immagini di ogni tipo. E altrettanto succede all’interno, dove 176.784 mq di Led programmabili con risoluzione 16K regalano un’immersione totale in grado di dare le vertigini anche allo sguardo più allenato.
Ben 10mila dei posti a sedere sono poltrone definite “immersive”, che trasmettono i bassi attraverso la seduta e lo schienale e soprattutto quando serve possono diffondere profumi, un soffio di vento o il cambiamento della temperatura, per coinvolgere lo spettatore con tutti i sensi possibili.
Secondo il sito ufficiale, le parti interne sono state create seguendo equazioni matematiche vecchie di secoli, utili per calcolare la dispersione dei suoni diffusi da 168mila altoparlanti con tecnologia surround.
I primi ad inaugurare The Sphere, poche sere fa, sono stati gli U2, con “UV Achtung Baby”, il tour che riporta dal vivo la band irlandese dopo quattro anni di stop.
Subito dopo, il palcoscenico sarà tutto per “Postcard from Eart”, spettacolo diretto da Darren Arornofsky dedicato alla straordinaria bellezza del nostro pianeta, reso così fragile dalle minacce dei cambiamenti climatici.