Nel 2010, il progettista nipponico Itaru Sasaki, devastato dalla morte improvvisa di un cugino a cui era legatissimo, crea nel giardino di casa sua, a Otsuchi, prefettura di Iwate, nel nord del Giappone, una “Kaze no denwa”, in inglese “Wind phone”, il telefono del vento.
Nient’altro che una cabina telefonica priva di collegamento in grado di dargli l’illusione di poter continuare ad avere dei contatti con l’amato cugino. Niente di religioso e tantomeno messianico o esoterico, quanto piuttosto un modo per consolarsi tentando di creare un angolo dove piangere, sfogarsi e ricordare. “Visto che i miei pensieri non potevano essere trasmessi attraverso una normale linea telefonica, volevo che a trasportarli fosse il vento”, dichiara nel corso di un’intervista quando la notizia inizia a destare curiosità.
Quella di Sasaki è una normale cabina telefonica bianca con i vetri, e all’interno contiene un telefono nero a disco poggiato su una mensola e un piccolo block notes su cui annotare messaggi e ricordi. Nessun filo o cavo di collegamento, perché tanto non servirebbero: è soltanto un santuario della memoria, un commovente e intimo luogo di resilienza dove provare a elaborare un lutto estraniandosi dal resto del mondo.
Ma un anno dopo, sulla città di Otsuchi si abbatte uno tsunami che causa la morte di 1.200 persone, portando distruzione ovunque. Sasaki non esita, aprendo le porte del suo giardino e della Wind Phone a chiunque sentisse il bisogno di trovare un angolo per connettersi con le vittime del disastro. Da allora, oltre 30mila persone hanno chiesto di poter passare qualche minuto nella Wind Phone, fino al 2018, quando Sasaki s rende conto che la cabina, dopo tanti anni a subire pioggia, sole e vento, è ormai in condizioni disastrose e ha bisogno di lavori o di essere sostituita. Comunque sia, è costretto a chiuderla per qualche tempo. È a quel punto che accade l’incredibile: migliaia di persone iniziano a inviargli piccole o grandi somme di denaro per contribuire ai lavori o alla sostituzione, purché faccia in fretta, perché per loro la Wind Phone è diventata fondamentale.
Da allora, i telefoni del vento hanno iniziato a nascere in posti suggestivi e isolati: da Oakland, in California, a Dublino, in Irlanda, e ancora in Canada. Una delle più recenti anche in Italia, a San Pietro Belvedere, frazione di Capannoli, in provincia di Pisa.
E tutte sono nate per ricordare qualcuno andato via prima del tempo: una ragazza suicida a 18 anni, o le vittime di un incendio di un grande magazzino. Le Wind Phone hanno anche ispirato diversi film e romanzi, compreso un libro di riflessioni scritto dallo stesso Itaru Sasaki.