Nel 1990, la Nazionale tedesca sbanca il Mondiale di calcio ospitato in Italia, mentre le truppe irachene di Saddam Hussein invadono il Kuwait, trascinando il mondo della “Guerra del Golfo”. Fiorello gira l’Italia con il suo karaoke e la gente impazzisce per il “Tamagotchi”, l’animaletto elettronico di cui prendersi cura come se fosse vero.
In compenso le compagnie aree di tutto il mondo versano in condizioni di precarietà: pur di rimediare alla mancanza di contante, c’è chi prova a inventare formule magiche come il “Lifetime Pass”. Al costo di 290mila dollari, oggi più o meno 340mila euro, è possibile acquistare una sorta di lasciapassare perpetuo su tutti i voli di una determinata compagnia. L’idea è quella di attirare le grandi aziende che possono permettersi simili azzardi, per garantire gli spostamenti del top management. Ma curiosamente, alla fine le multinazionali disposte alla spesa saranno molto poche, e decisamente di più i privati cittadini disposti a rompere il salvadanaio per garantirsi un futuro fra le nuvole. In realtà è una sorta di azzardo, visto che le grandi compagnie aeree falliscono una dopo l’altra, ma fra chi decide di provare c’è un certo Tom Stucker, di professione consulente per concessionari di auto del New Jersey, che immola 290 dollari per un Lifetime Pass della United Airlines.
Più di trent’anni dopo, Stucker è un uomo soddisfatto, convinto come non mai che l’investimento fatto nel 1990 sia stata l’idea migliore della sua vita. Alla tenera età di 69 anni, ormai in pensione da diverso tempo anni e in forma smagliante, è diventato un viaggiatore seriale, anzi, il guru assoluto dei “frequent flyer”.
Dati alla mano, Stuker ha toccato oltre 100 paesi percorrendo più di 38milioni di km, più o meno come andare per 500 volte dalla Terra alla Luna e ritorno.
Affezionato occupante del posto B1 in Business o Prima Classe, per lui il migliore dell’aereo, i record di Stuker sono impressionanti: una volta è riuscito a volare per 12 giorni consecutivi senza mai uscire dagli aeroporti, mentre più volte ha deciso di partire per viaggi lunghissimi dall’aeroporto di Newark, il più vicino a casa sua, per toccare Bangkok e Dubai e tornare indietro. Non voleva visitarle, solio mettere da parte miglia per godere del massimo dei benefici riservati ai viaggiatori professionisti da condividere con la moglie che da sempre lo aspetta a casa con pazienza: stanze nei migliori alberghi, crociere, sconti, cene in ristoranti stellati.
L’anno che gli ha permesso di “spiccare il volo” – letteralmente - è stato il 2019, prima della pandemia che atterrato tutti, anche lui: nei 365 giorni previsti dal calendario, Stucker è riuscito a salire su 373 voli. Ha anche calcolato che se avesse dovuto pagarli tutti di tasca propria, avrebbe speso 2,44 milioni di dollari.
Calcoli che ha fatto anche la United, consapevole che garantire da contratto il posto fisso a Tom Stuker significhi una perdita fissa prolungata nel tempo. Diverse compagnie, riassestate dopo i problemi, in anni recenti hanno tentato di riacquistare il Lifetime Pass offrendo forti cifre, ma per qualcuno che ha accettato, altri come Tom hanno risposto con una sonora risata riattaccando il telefono, poco dopo aver assicurato che se ci avessero riprovato avrebbe trascinato l’intera compagnia davanti ad un giudice.
Così, rispolverando la vecchia massima latina attribuita a Giulio Cesare, “se non puoi combattere un nemico fattelo amico”, l’unico modo della United per sfruttare la celebrità del signore dei cieli, è stata coinvolgerlo sempre di più nelle iniziative, oltre a celebrarlo con orgoglio. Interpellato ogni volta che c’è da cambiare un menù o un servizio di bordo, nel 2011 un gigantesco Jumbo 747 è stato ribattezzato a suo nome, e a lui è dedicata una linea telefonica: gli basta alzare la cornetta per prenotare un volo, senza neanche più li fastidio di dover presentare la tessera.
Da allora, la United ha imparato la lezione e nel 2004 l’ultimo Lifetime Pass è rimasto invenduto per via del prezzo: 3 milioni di dollari. Neanche Tom ci sarebbe cascato.