di Germano Longo
Non capita spesso di incontrare Spiderman in coda al bar per un panino, o Hulk in bagno, che mette sempre un po’ di ansia, perché non è chiaro se è verde per problemi intestinali mai risolti.
Eppure capita, ogni anno, nei padiglioni di “Lingotto Fiere”, dove da 27 anni va a questa parte va in scena “Torino Comics”, una sorta di raduno per appassionati di fumetti, manga, anime, cinema, games ed esport, ma soprattutto richiamo irresistibile per decine di “cosplayer”, quelli che mollano i look di tutti i giorni per indossare costumi di personaggi di fantasia.
Aggirandosi per i tre padiglioni dell’ex stabilimento Fiat, nell’edizione intitolata “Be your superhero”, può succedere di imbattersi in Capitan America, Batman o Harley Quinn. E pazienza se Spiderman ha un po’ di panzetta o se lo stacco di coscia di “Raphtalia” di “Rising of the Sheld Hero” è alquanto discutibile. L’importante è esserci e mostrare con orgoglio un costume costato denaro, pazienza e fatiche.
E chi proprio non ha trovato nulla da mettersi, rimedia con un po’ di sangue finto che cola dalle labbra o gli occhi cerchiati di chi non è chiaro se ha preso un cazzotto o rinunciato a dormire. Anzi, a dire il vero fra i banchi del Lingotto è possibile entrare in abbigliamento civile e uscire vestito, truccato e addobbato come un vero supereroe. Fra maschere, armi, make-up e lenti a contatto per simulare occhi felini o da cyborg, è solo una questione di scelta.
Il resto è la caccia al pezzo raro, come i pupazzi “Funko Pop”, riproduzioni in miniatura dei protagonisti di film, serie tv e rockstar, che possono arrivare a centinaia di euro. O ancora poster, magliette e “action figure”, le statuette da collezione in plastilina disponibili in scale e prezzi diversi. Immancabili anche i fumetti appena acquistati, da impreziosire con la dedica & disegnino omaggio realizzato sul momento da disegnatori e “mangaka”, quelli specializzati nei manga. E per chi ha voglia di concedersi qualche esperienza diversa, non ha che da scegliere fra postazioni per giocare a scacchi o dama, percorsi di “laser tag”, dove simulare la guerra con armi che sono repliche di quelle vere, a parte il dettaglio che emettono luci e suoni, ma non proiettili, o ancora provare un combattimento con le spade laser o cimentarsi nei videogame o alle consolle di vecchi giochi elettronici, quelli “Arcade” delle sale gioco di una volta, e perfino passare qualche minuto sui vecchi, cari flipper.
Ma gironzolando, le curiosità non mancano. Come ad esempio scoprire che esistono i “Ghostbuster” italiani, con tanto di sezione torinese. Vestono come nel celebri film, con le tute “no-ghost-logo”, la trappola e lo zaino protonico, pronti a catturare i fantasmi. Per costruire l’attrezzatura, confidano, basta circa un mese e un po' di pazienza. Ma cosa ci fai dopo, al contrario, resta un mistero.
Quest’anno, Torino Comics si è impreziosito della presenza di Bruno Bozzetto, uno dei maestri italiani del disegno, e la celebrazione per i 100 anni della nascita di Benito Jacovitti, indimenticabile creatore di “Cocco Bill”. Fra gli incontri collaterali, uno dedicato all’influenza dell’intelligenza artificiale nel mondo della fantasia e, chicca finale, un’area dedicata al fumetto erotico e gli “Hentai”, che non è un piatto di sushi ma la definizione di fumetti e games pornografici assai. Non a caso, il termine giapponese si può facilmente tradurre in “perverso”, “anormale” e “pervertito”. È la parte che ha suscitato più polemiche, costringendo l’organizzazione a diffondere un comunicato ufficiale in cui invocando la libertà di espressione, ha assicurato che l’area era racchiusa nella “Zona Rossa”, con ingresso rigorosamente vietato ai minori.
Imperdibile, a chiudere domenica, l’ultimo giorno, il concerto di Cristina D’Avena, una che con le sigle dei cartoni animati ci ha costruito una carriera.
Quella dei cosplay, dicono gli esperti, è ormai considerata una vera tribù urbana, individuata per la prima volta in Giappone nel 1984 dal giornalista Takahashi Nobuyuki, colui che si è anche assunto l’impegno di dargli un nome, l’incontro di “costume” e “play”, da cui il neologismo cosplay, “giocare al costume”. Il sogno di qualsiasi cosplay che si rispetti è partecipare almeno una volta nella vita al “Comic Con” di San Diego, la convention annuale più grande del mondo, dove spesso gli attori che hanno interpretato al cinema i supereroi indossano i costumi di scena e si perdono fra la folla. Per vedere l’effetto che fa non essere riconosciuti.