In collaborazione con Adnkronos. Esempio di buona pratica, ma anche un successo che apre la strada a un modello sinergico per la prevenzione vaccinale. Al convegno dedicato a ‘I risultati di un progetto di Medicina d’iniziativa per la vaccinazione contro herpes zoster in Regione Piemonte; i protagonisti del territorio nelle vaccinazioni dell’adulto’ i risultati ottenuti in otto mesi di lavoro hanno evidenziato il valore del lavoro di rete che ha al centro il medico di famiglia.
Infatti, la triplicazione percentuale delle somministrazioni del vaccino contro l’herpes zoster è stata possibile grazie alla Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg) della sede regionale, alla Scuola piemontese di medicina generale, insieme alla Direzione generale dell’Asl Città di Torino e ai dipartimenti di prevenzione.
Il risultato è stato possibile grazie alla messa a disposizione di una serie di servizi agili, quali la costruzione di una rete tra mmg, che “ha favorito un coinvolgimento proattivo”, come ha evidenziato Paolo Morato, referente Area vaccini di Fimmg Piemonte e responsabile scientifico del progetto. “Inoltre l’attività di revisione e di supporto dei tutor, gli strumenti forniti, il dialogo con le istituzioni, il confronto sulle modalità di organizzazione sono stati aspetti fondamentali per l’ottenimento di questi risultati”. La Scuola piemontese di medicina generale ha infatti messo a disposizione un call center per agevolare le pratiche burocratiche, un infermiere di supporto al medico “e dei colleghi tutor formati in vaccinazione per rispondere ai quesiti dei colleghi” ha chiarito Morato.
Un valore aggiunto per l’efficacia dell’iniziativa è stata la possibilità di somministrare il vaccino nell’ambulatorio del medico di famiglia, il quale ha potuto informare adeguatamente ogni suo paziente destinatario della campagna di prevenzione e quindi compreso nella fascia dei nati tra il 1952 e il 1958. “C’è la possibilità di recarsi direttamente negli hub vaccinali che abbiamo messo a disposizione, ovvero quelli al Lingotto e al San Giovanni Bosco”, ha sottolineato Stefano Taraglio, direttore sanitario dell'Asl Città di Torino.
“Contemporaneamente è proseguita la chiamata attiva, quindi con l’invito spedito per posta, che ha ricevuto un’adesione abbastanza buona, intorno al 20%. Sicuramente – ha proseguito il direttore sanitario – il coinvolgimento dei medici di famiglia ha apportato un incremento significativo delle vaccinazioni. Oltre a facilitare la somministrazione, dando tutte le informazioni adeguate al singolo paziente, può anche indirizzare direttamente ai servizi territoriali per i casi di maggiore complessità”.
L’impennata di adesioni è un segnale che dimostra quindi quanto la figura dei medici di famiglia sia fondamentale nella vaccinazione dell’adulto, ma dev’essere integrata con i servizi territoriali e godere di strumenti di supporto. D’altronde, la cultura della prevenzione contro l’herpes zoster ha ancora della strada da fare, rispetto ai parametri previsti a livello nazionale.
Eppure “oggi possiamo prevenire questa infezione con una vaccinazione specifica” ha sottolineato Lorenza Ferrara, dirigente presso il Servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive (SeREMI) dell’Asl di Alessandria. “Non è affatto marginale il rischio che con il passare degli anni o in presenza di comorbilità si riaccenda l’infezione latente da virus varicella-zoster nelle radici dei gangli del sistema nervoso, con possibili conseguenze di esiti persino permanenti e dolorosi. A partire dai 50 anni, infatti, aumenta l’incidenza, specialmente per diabetici, pazienti oncologici, o ha problemi cardiologici o respiratori cronici e chi soffre di malattie di tipo reumatologico. Per questo l’integrazione tra mmg e servizi territoriali migliora sensibilmente la cultura della prevenzione”.