Se allo straordinario spettacolo del tramonto i californiani hanno dedicato addirittura una strada, il leggendario “Sunset Boulevard”, 39 km fra il centro di Los Angeles e la Pacific Coast Highway che si specchia sull’oceano, un motivo ci sarà.
Il momento della romantica cornice che annuncia la fine di un altro giorno, da sempre fonte di ispirazione per artisti e anime sognanti in pena, è una sorta di metafora della vita: dalla potenza sole, simbolo della vita, al buio, la fine di tutto. Ma un bel tramonto, di quelli da cartolina, con tutte le tonalità del rosso e dell’arancione che colorano l’orizzonte, è un irrinunciabile spettacolo di straordinaria bellezza capace perfino di commuovere.
Lo dicono migliaia di frasi, aforismi, battute di film e passaggi di libri, ma adesso lo certifica anche la scienza. A metterlo nero su bianco una ricerca realizzata dall’autorevole “Washington Post”, giunta alla conclusione che i tramonti rappresentano uno dei “fenomeni metereologici passeggeri più suggestivi in assoluto”, aggiungendo che se “un cielo azzurro può aiutare a migliorare lo stato mentale, ammirare un tramonto ha qualcosa di più emozionante e difficile da evocare: lo stupore”. Così sintetizza la ricerca Alex Smalley, dottorando alla Exeter University, in Cornovaglia, Inghilterra, autore del report e convinto che “Il senso profondo dello stupore, della meraviglia e dell’increduslità, è in grado di migliorare l’umore e le emozioni positive diminuendo in modo drastico il livello di stress. Quando i nostri occhi assistono a qualcosa di così travolgente e perfetto come un tramonto o un’alba, qualsiasi problema si minimizza”. Una sorta di reset dell’anima quindi offerto dalla natura.
Il periodo migliore per ammirare i tramonti, secondo l’autore della ricerca, che ne ha analizzati migliaia, è il tardo autunno o l’inizio dell’inverno, quando l’aria è più tersa e pulita, mentre in estate l’inquinamento atmosferico e le particelle rilasciate in aria dagli incendi riflettono, distorcono o bloccano addirittura la luce del sole come fossero milioni di piccoli specchi impazziti.
Risultati su cui è difficile obiettare, anche se volendo resta da risolvere il problema di tutti gli altri giorni dell’anno, quelli in cui nuvole e maltempo negano lo spettacolo del sole che scompare, specie a chi vive nelle grandi città e ha a disposizione un orizzonte assai limitato.
Per questo al momento non c’è rimedio, ammette Smalley, che chiude la sua ricerca con un consiglio pratico: per fissare un tramonto in una fotografia perfetta bisogna imparare a cogliere l’attimo giusto, che dura pochissimi istanti, e per questo serve allenamento ed esperienza. Ma soprattutto ci vuole fortuna, perché per i tramonti non esiste un programma: a decidere è sempre e solo la natura. Meno male.