Un’inchiesta del “New York Times”, come spesso accade, ha aperto uno squarcio mostrando un universo parallelo per molti versi insospettabile: quello dei “Pet Sitter”.

Tutto, secondo il quotidiano newyorkese, è iniziato con la solita pandemia, che più si allontana e più mostra le crepe che ha lasciato nella società. In quei lunghi mesi di astinenza dalla vita, centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo hanno pensato di darsi un aiutino adottando un cane, un gatto o un animaletto da compagnia. Per essere precisi, secondo l’American Society for the Prevention of Cruelty to Animals, 23 milioni di famiglie americane hanno accolto in casa propria un animale domestico. Poi l’emergenza è finita, e tutti (o quasi) sono tornati alla vita di sempre, fatta di uffici, impegni e orari, col risultato che gli animaletti di prima, ormai parte della famiglia, restavano soli a casa per intere giornate.

È a quel punto che entrano in scena di Pet Sitter, in genere lavoretto per studenti universitari in cerca di arrotondare, finito nel giro di poco a vero e proprio mestiere che oggi, conti alla mano, possono arrivare a guadagnare 100mila dollari all’anno, più o meno 97mila euro. Mica cotiche.

Un fenomeno che ne riflette un altro, sintomo di un cambiamento epocale: prodotti e servizi per gli animali di famiglia sono ormai un business che muove ogni anno 232 miliardi di dollari e secondo le stime entro il 2027 arriverà a 350. Secondo la “Nielsen”, gli italiani spendono 949 milioni di euro all’anno per cani e gatti, che significa il 50% in più dei 633 milioni spesi per i figli.

Una costola del fenomeno, appunto, è il mestiere di Pet Sitter, oggi pagato fra i 7 ed i 20 euro all’ora, con la media ferma a 11. A New York, racconta ancora il NYT, le cifre sono proporzionate al tenore di vita cittadino: una giornata oscilla sui 65 dollari, un’ora di addestramento 60, per una passeggiata di mezzora in gruppo servono 20 dollari e la visitina lampo presso l’appartamento mentre il padrone è al lavoro non scende sotto i 12 dollari.

Certo, le cifre dipendono da dettagli come la taglia dell’animale, il servizio domiciliare e addirittura l’orario notturno. Ma attenzione, perché non basta pubblicare un annuncio per definirsi Pet Sitter: anche se in Europa la professione non è ancora riconosciuta e demanda alle varie Regioni la regolamentazione (in Piemonte è stato approvato il disegno di legge per la creazione di un elenco dedicato), è necessario seguire dei corsi in cui imparare i comportamenti animali, riconoscere le caratteristiche delle razze e soprattutto gestire i casi più complicati, quelli di animali poco sociali e dal carattere rissoso. Ancora l’alimentazione, le allergie, le malattie, il primo soccorso e soprattutto le responsabilità che si assume un professionista.