In fondo, un viaggio in taxi è sempre un’incognita: si può incontrare un tassista che ha voglia di parlare, e nel tempo del viaggio racconta tutta la propria vita, o quello scontroso e scorbutico, che ascolta la radio e non ha voglia di dividere tempo con degli sconosciuti che probabilmente non rivedrà mai più.
Ad una giovane donna, di ritorno da un viaggio in Oklahoma per fare visita alla sorella, una sera appena sbarcata all’aeroporto “JFK” di New York, capita Clark, un tassista della specie più loquace. Anzi, un tizio che non sa stare zitto neanche se capisce che il cliente sul sedile posteriore non ha alcuna voglia (o poca) di fare conversazione. “L'esperienza unica di chiacchierare con un tassista sboccato di New York sta innegabilmente facendo la fine dei dinosauri, rendendo questo film una sorta di capsula del tempo - dice la regista Christy Hall - è questa una piccola storia con implicazioni universali. La nostra connessione con gli altri, in particolare con coloro che non pensano, parlano o agiscono esattamente come noi, si sta estinguendo. Ma non fatevi illusioni. Un estraneo può cambiarci la vita, se solo siamo disposti ad ascoltare”.
Sono gli ingredienti curiosi di “Una notte a New York”, opera prima della sceneggiatrice Christy Hall e pellicola inizialmente concepita per diventare un’opera teatrale intimista che ha trovato la strada del cinema dopo essere stata inclusa nella lista delle sceneggiature non prodotte più apprezzate di Hollywood, e soprattutto l’apprezzamento di Dakota Johnson, che ha inviato personalmente la sceneggiatura a Sean Penn, immaginato come il perfetto prototipo del tassista.
Girato in soli 16 giorni su set circondato da maxi schermi ad alta definizione che riproducevano gli esterni, il film si svolge quasi per intero all’interno di un taxi giallo, ribaltando sui due protagonisti il compito di creare la tensione narrativa non solo attraverso le parole, ma facendo ampio uso di piccoli gesti come il tamburellare delle dita sul volante, o ancora l’incrocio degli sguardi fra lo specchietto anteriore e il sedile posteriore.
Solo così, la trama diventa la celebrazione della potenza di quei rari momenti di contatto umano concessi dalla società moderna e senza tempo da perdere, che avvengono talvolta anche con le persone più improbabili. Lo studio dei personaggi, nel contesto estremamente contenuto e al tempo stesso cinetico di una corsa in taxi, esplora le complessità insite nei segreti che ognuno custodisce, in particolare quelli racchiusi negli smartphone, ormai vere banche dati dell’esistenza. Poi c’è il dialogo, che grazie ad incidente stradale che allunga la corsa del taxi permettendo esplorazione su verità e illusioni, e di come siamo in grado di sostituire senza esitazione l’una all’altra per sopravvivere. O ancora dei ricordi dolorosi dell’infanzia, e di quanto profondamente sappiano segnare la vita, in una danza bellissima e drammatica tra dolore e poesia che riassume l’essenza dell’esperienza umana.
Dakota Johnson e Sean Penn, gli unici due attori in scena, sono il cuore del film e la loro interpretazione, misurata e perfettamente calata al ruolo, lascia intuire il profondo lavoro di preparazione che ha preceduto le riprese.
La conversazione sale gradualmente di livello, passando dalle solite parole di circostanza fino a scendere nella vita più personale, finendo per toccare argomenti anche scomodi, ma soprattutto svelando all’altro cose finora mai dette a nessuno. Forse perché, ancora una volta, uno sconosciuto destinato a sparire per sempre ingoiato dalla città, non può fare alcun male.
Clark, ad esempio, ce l’ha a morte con le carte di credito e le tecnologie che stanno azzerando le relazioni umane, mentre lei – la passeggera bionda di cui non scopriremo mai il nome – si cala fra i messaggi di quello che si immagina possa essere il compagno, offrendo il fianco a Clark che ha campo libero tirare fuori un’abilità di psicologo che ha studiato all’università della strada, abituato a ricavare informazioni dagli sguardi, dai sorrisi e dai dettagli degli sconosciuti che si alternano sui sedili del suo taxi.
In tanti anni di mestiere è diventato una sorta di detective, come dimostra ricostruendo in modo assai fedele la complicata situazione sentimentale della donna, fin quando lei accetta il gioco e gli rivela l’inconfessabile.
LA TRAMA
Dall'aeroporto JFK di New York a Manhattan in taxi. Una giovane donna, tanto bella quanto assorta nei suoi pensieri, inizia una conversazione con il tassista Clark, un uomo diretto e senza peli sulla lingua. Nel tempo del tragitto, il contesto all’apparenza ordinario di un taxi diventa il palcoscenico di un dialogo intimo e denso, fatto di piccole verità e grandi rivelazioni, prolungato per via di un incidente stradale. Una storia semplice e universale, sul come una conversazione tra due estranei possa prendere strade inaspettate e creare una connessione profonda.
CAST TECNICO
Regia e sceneggiatura – Chrisy hall
Fotografia - Phedon Papamichael, ASC, GSC
Scenografia - Kristy Zea
Montaggio – Lisa Zeno Churgin, ACE
Costumi - Mirren Gordon-Crozier
Musica - Dickon Hinchliffe
Prodotto da - Dakota Johnson, Ro Donnelly, P.G.A. EMMA Tillinger Koskoff, P.G.A. Christy Hall, P.G.A., Paris Kassidokostas-Latsis, Terry Dougas, P.G.A.
Produttori esecutivi - Jean-Luc De Fanti, Max Work, Kostas Tsoukalas, Christopher Donnelly
Distribuzione italiana - Lucky Red in collaborazione con Leone Film Group
Durata - 1h40’
CAST ARTISTICO
Dakota Johnson – cliente del taxi
Sean Penn - tassista