Secondo alcune ricerche neuroscientifiche, ogni anno un adulto mette insieme circa mille sogni diversi, e la quasi totalità finisce per essere dimenticata al momento del risveglio.
Per questo, in fondo, può avere un senso celebrare oggi, 25 settembre, il “World Dream Day”, la giornata mondiale dei sogni, quella in cui tutti sono autorizzati a sognare ad occhi aperti o a ancora ad aprire il celebre cassetto dove conservare quelli più importanti. In realtà, la giornata ha una finalità sospesa fra l’ambito psicologico e il rigore scientifico, in quanto nasce più per diventare uno stimolo a inseguire obiettivi e aspirazioni, nutrendo le potenzialità individuali con lo scopo di migliorare la propria esistenza e perché no, anche quella degli altri. In poche parole: un invito a non rinunciare mai ai propri sogni, perché come racconta Roberto Benigni, “Chiudere la porta ai sogni significa essere già morti”.
L’idea della giornata nasce nel 2012 da Ozioma Egwouonwu, ex professoressa alla “Columbia University” ed esperta in strategia della trasformazione, con l’idea di incoraggiare chiunque a riflettere sulle proprie idee, a fare ordine fra i desideri e a trovare nuove energie per avverare tutti i propri desideri più reconditi.
Da qualche anno, la giornata ha il sostegno della “Global Dreams Rising”, un'organizzazione benefica con sede a New York che ha come curioso obiettivo battersi perché tutti abbiano la possibilità nel corso della vita di esprimere il proprio potenziale, per rendere il mondo un posto migliore di quanto non lo sia adesso.
I sogni, studiati fin dall’antichità, sono tutt’oggi considerati uno dei fenomeni psichici più complessi e misteriosi, e rappresentano un’attività mentale del tutto libera da condizionamenti esterni che si verifica nel corso del sonno, quando il cervello resta attivo e amplia le connessioni tra le cellule mescolando ricordi a immagini, suoni e sensazioni a volte senza capo né coda, mentre altre decisamente reali. Per la scienza si tratta di manifestazioni involontarie e non intenzionali dalla durata, l’intensità e la vividezza variabile. In media, dice la scienza, si sogna da tre a cinque volte a notte, per un totale di attività cerebrale pari a circa due ore, e numerosi studi hanno dimostrato l’importanza dell’attività onirica, che ha un ruolo fondamentale nella psiche umana.
Per le culture egizia e greca i sogni racchiudevano messaggi degli dei, ma storicamente, uno dei massimi esperti in materia è considerato Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi che nel 1899 ha donato alla storia il suo libro forse più celebre, “L’interpretazione dei Sogni”, uno studio in cui teorizzava che i sogni fossero la via d’accesso all’inconscio ed un riflesso dei conflitti interiori. Dopo Freud, numerosi psicologi hanno affrontato l’argomento, a cominciare da Carl Gustav Jung, fondatore della psicologia analitica. In tempi più recenti, gli enormi passi avanti delle neuroscienze cognitive, hanno permesso alla ricerca sui sogni di evolversi offrendo prospettive nuove sulla loro natura e funzione.