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È una scelta curiosa, quella di celebrare la Giornata Mondiale dell’Orgasmo il 31 luglio, in piena estate, forse proprio perché è l’unico periodo dell’anno in cui in tanti sperano di mettere da parte l’artigianalità. Diciamo così.

Eppure il World Orgasm Day, data in Italia scarsamente ricordata, esiste dal 2015, quando dal Regno Unito parte l’idea di un giorno da dedicare al piacere puro che coinvolge in fretta Stati Uniti, Canada, Paesi Bassi e Sudafrica. Da non confondere con il “Global Orgasm for Peace Day” del 21 dicembre, la giornata globale del piacere come forma di protesta contro le guerre che infiammano il mondo.

In realtà, di goliardico e pruriginoso il World Orgasm Day ha ben poco, anzi, è un’iniziativa a sfondo scientifico per alzare l’attenzione su tabù e pregiudizi che ancora oggi, in diverse parti del mondo vietano soprattutto alle donne il diritto al piacere sessuale, e un modo anche per alzare il velo su una delle parole in assoluto più ricercate sui motori di ricerca ma di cui si parla poco e male.

Nel 2020, secondo uno studio del “Journal of Sexual Medicine”, soltanto il 64% delle donne (rispetto al 91% degli uomini) aveva raggiunto realmente un orgasmo durante l’ultimo rapporto sessuale: per tutte le altre si trattava di finzione, la stessa inscenata da Meg Ryan nella sequenza cult di “Harry ti presento Sally”.

Lo studio proseguiva raccontando che a fingere di più erano donne al di sotto dei 25 anni (62%), ma non era meno preoccupante chi si dichiarava totalmente insoddisfatto della propria vita sessuale (67%). Il 21% ha dichiarato invece di provare piacere molto di rado, e l’11% di raggiungere l’orgasmo a malapena una volta all’anno, contro il 4% che al contrario non l’ha mai provato.

Un giorno intero quindi, in cui è possibile chiedere consigli, suggerimenti o partecipare a percorsi educativi che non tralasciano neanche momenti di vita particolari come il ciclo, la menopausa e la maternità.