Questa volta dovremmo esserci: 72 anni dopo la nascita della pillola anticoncezionale femminile, sta per arrivare quella maschile.
Il merito è dei ricercatori di “YourChoice Therapeutics”, azienda biofarmaceutica californiana che ha creduto per prima nel progetto “YCT-529”, partito più di vent’anni fa dalle ricerche di Gunda Georg, docente del “College of Pharmacy” alla University of Minnesota e fra i fondatori dell’Institutes for Therapeutics Discovery and Development.
Un percorso reso lungo e tortuoso da pregiudizi e mancanza di fondi per la ricerca verso un prodotto bollato di scarso interesse commerciale dalle case farmaceutiche, malgrado i ben conclamati problemi fisiologici e psicologici che spesso la pillola produce sulle donne.
Vale per tutte una ricerca del 2016 realizzata da Charlotte Wessel Skovlund, docente all’Università di Copenaghen che ha dimostrato uno stretto legame fra depressione e assunzione di contraccettivi. Lo studio ha coinvolto i dati di oltre un milione di donne fra i 15 ed i 34 anni, seguite per quasi due decenni, dimostrando l’80% di probabilità per le donne che prendevano la pillola regolarmente di cadere in stati depressivi di diversa intensità.
Al contrario, dalle prime fasi di test effettuati su alcuni topi, il “pillolo” ha dimostrato il 99% di efficacia, non ha effetti collaterali e assicura una reversibilità del 100%, ma sta per partire una nuova e definitiva fase di sperimentazione su 16 volontari per valutarne la tolleranza farmacocinetica e farmacodinamica.
In campo medico si tratta della prima volta in assoluto di un contraccettivo maschile non ormonale, ovvero che non agisce direttamente sul testosterone per fermare la produzione spermatica. “Il testosterone non blocca completamente la produzione di sperma e ci sono differenze su base etnica - aggiunge l’azienda californiana - questi contraccettivi sono in genere associati a effetti collaterali piuttosto importanti come l'aumento del rischio di malattie cardiovascolari, l’aumento di peso, l’acne, gli sbalzi d'umore e la diminuzione della libido”.
YCTY-529, al contrario, agisce inibendo il recettore alfa dell’acido retinoico, molecola che legandosi al recettore attiva la produzione spermatica, ma nel momento stesso in cui si interrompe l’assunzione del farmaco, il processo di sintesi riprende senza alcun problema.
Ben diverso è il discorso sulle possibilità che il pillolo prenda effettivamente il posto della pillola: secondo uno studio del “Journal of Sex Research”, gli uomini disposti ad assumere l’anticoncezionale posto delle loro compagne al momento si aggira intorno al 34%.