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di Beppe Pezzetto - Canavesealcentro.it

Che la biglia di vetro con le sue diverse sfumature di colori prendesse sempre più velocità su un piano via via più inclinato era una sensazione nota a molti almeno sin dagli anni Novanta dello scorso secolo. Alla velocità si è associata la pervasività dei cambiamenti che stanno a vario titolo lambendo tutti noi, chi più, chi meno, definendo nuovi confini e fissando punti di non ritorno.

Confini generazionali, sociali, etici e di consapevolezza su tematiche che sono rimaste sotto il tappeto per troppo tempo e che adesso emergono con una certa urgenza modificando paradigmi e abitudini che soprattutto alcune generazioni faticano a modificare: ambiente, digitalizzazione, migrazioni solo per citarne alcune. Tralascio di addentrarmi su argomenti afferenti a sfere più filosofiche o, per meglio dire, ad approcci personali alla vita, alle libertà individuali, spesso discusse più con slogan che con la volontà e la fatica di una seria e profonda analisi. Abbiamo un po' perso la voglia e anche la bellezza di discutere, di approfondire gli argomenti: la velocità sembra l’unica via di uscita o forse quella più semplice e meno faticosa.

Dopo aver rimosso rapidamente lo smarrimento, la paura, l’ansia generati dalla pandemia - da cui dovevamo uscire migliori, più uniti, più resilienti - ci siamo ritrovati ad abbracciarci più individualisti, più cinici, con una impensabile guerra nella nostra Europa, e con tensioni crescenti un po' in tutto il globo. Non è andata proprio come alcuni speravano. La tecnologia è diventata parte integrante della nostra vita: ai canonici sensi dell’uomo (vista, udito, gusto, tatto e olfatto) si è aggiunto lo “smartphone” che già al momento ne raggruppa due terzi, chissà in futuro. Stanno cambiando i modelli sociali ed economici: dalla gestione del tempo al lavoro, dalla mobilità alle relazioni.
La musica è diventata digitale, la moneta anche, gli spazi per alcune tipologie di lavoro indifferenti, e chi più chi meno siamo tutti connessi. L’intelligenza artificiale sa più cose di noi di quante noi consapevolmente ne conosciamo. Questo non avviene in tutte le parti del mondo, in quello che si dice più evoluto ti portano il sushi a casa, in altre purtroppo si fatica a bere un bicchiere d’acqua. Ci sono conglomerati economici guidati da pochi che economicamente pesano più del PIL di una intera nazione. Direi che la cosa ci sia scappata un tantino di mano: mentre la politica si guardava l’ombelico qualche visionario puntava su Marte.

Per certi versi, comunque, segnali di un sano ritorno alla saggezza del passato soprattutto dalle nuove generazioni possiamo coglierli: abbiamo scoperto l’importanza delle api (senza di loro potremmo avere dei seri problemi ecologici), che è meglio una mela dell’orto sotto casa che una che arrivi dall’altra parte del Mondo (e si, le quattro stagioni non sono solo un tipo di pizza). Soprattutto dai millennials in avanti cresce la consapevolezza sul valore del tempo (e la cosa sta anche sollecitando la rivisitazione dei modelli di gestione del lavoro), sul fatto che le risorse qui sulla terra non sono infinite e che scherzare troppo con la Natura può creare seri problemi …

Insomma, stiamo vivendo un “allineamento dei pianeti” (che sono “sferici” a prescindere da quanto affermino i “terrapiattisti”) che ci richiede, come da sempre avviene in natura, una capacità di “adattamento” a cui non è possibile sfuggire: faticosa, ma anche stimolante. Certo, tutto questo non sarà indolore e modificherà lo “Status quo”, ma aprirà sicuramente nuovi orizzonti e speranze soprattutto per quelli che verranno. Insomma, possiamo decidere se essere parte di un nuovo “Rinascimento” o se restare rinchiusi nella nostra “comfort zone” anche qui da noi in Canavese.