di Giovanni Ellena - Canavesealcentro.it
Nato nel 1966 in Canavese e continua a viverci, in Pertusio. Dopo un passato da atleta ciclista, ispirato ed iniziato dalla squadretta del paese, nel 94 abbandona lo sport praticato per dedicarsi, per hobby al ruolo del direttore sportivo. Prima nelle categorie giovanili, poi, fino al 2005, nelle categorie internazionali. Dal 2006 è direttore sportivo di un Team professionistico che negli anni più volte ha cambiato la denominazione fino ad arrivare alla Drone Hopper Androni Giocattoli e all’odierna Eolo Kometa. Nella sua carriera ha diretto/incrociato, nelle molte gare del calendario internazionale (Giri d’Italia, Milano Sanremo, Fiandre, Freccia Vallone ecc. …) diversi atleti di successo. Elenchiamo tra questi, Simoni, Rebellin, Scarponi, Bernal, Ballerini, Masnada ecc. Da sempre amante del territorio Canavese, a cui deve molto, crede nel ciclismo e nello sport in genere come un mezzo di promozione dello stesso.
Sono un ciclista, un po’ più praticante prima, un po’ meno ora. Un sogno nel cassetto, vedere il mio Canavese strutturato con delle piste ciclabili. Ma di quelle degne di essere chiamate così, non di quelle farlocche che fanno comodo in campagna elettorale ma inutilizzabili per quello che è il loro vero scopo. Il vero scopo? Togliere il ciclista dalla strada, per la gioia degli automobilisti frettolosi, ma, soprattutto per garantire la sicurezza alla parte debole. Si potrebbe scrivere e discutere per ore sulle motivazioni di utilizzare un mezzo così ecologico, dal puro divertimento, al farlo per una visione futuristica, anche solo egoistica; un corpo mantenuto in salute garantisce una migliore vecchiaia, con i dovuti risparmi sulle spese sanitarie. Oppure semplicemente perché non se ne ha un altro per spostarsi.
Da un po’ di tempo cerco di capire quali siano i progetti, cosa si farà a livello politico. C’è movimento, comincia ad esserci sensibilità, però mi rendo conto che ci vorrà tempo, molto tempo, metto in conto che forse sarò vecchio quando l’equilibrio auto, bici potrà dirsi discreto. Mi rassegno all’attesa. Poi, d’incanto, ricevo un messaggio sui social. Il messaggio di una mamma. Lo riporto qui sotto.
Dovrebbero leggerlo tutte le amministrazioni. Il futuro ce l’abbiamo in casa, sono i nostri bimbi. Su le maniche subito, non c’è tempo per le attese burocratiche. I nostri bimbi devono poter crescere in autonomia, non essere iper-protetti per paura di esporli a pericoli gestibili.
Qui sotto il messaggio ricevuto: «Buonasera Sig. Ellena, spero non sia un disturbo che La contatti così dal nulla, ma vorrei condividere qualche pensiero con Lei e creare un potenziale dialogo. Mio marito ed io abitiamo con i nostri figli in Canavese. Ci siamo trasferiti due anni fa, dopo aver vissuto tanti anni all’ estero. Noto con grande dispiacere la mancanza dei marciapiedi e delle ciclabili nella nostra zona. Il
dispiacere non è solo per il puro fatto che devo prendere sempre la macchina per spostarmi, ma anche per la limitazione di libertà nello spostamento dei nostri figli. Senza spazi sicuri nei quali i bimbi possono andare in bici, rimangono dipendenti ad essere portati in macchina quasi ovunque. Quello fa anche si, che i bimbi non imparino bene a muoversi nel traffico».