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di Beppe Pezzetto - Canavesealcentro.it

Mi è capitato nelle scorse settimane, di guardare un servizio televisivo su una rete Nazionale che mi ha portato a riflettere sulle possibili distorsioni che si celano sotto la parola “sostenibilità”.

Era un servizio che intervistava agricoltori sparsi un po' lungo tutto lo stivale e tra questi ho riconosciuto un agricoltore del nostro canavese, ho rivisto nelle immagini i nostri luoghi ed ho realizzato che il problema di cui parlavano era più vicino a noi di quanto potessi pensare.
Lavorare la terra, nonostante l’evoluzione tecnologica è ancora un mestiere faticoso, un mestiere che si fa seguendo i ritmi della natura, ci si alza presto all’alba e si va a dormire tardi la sera, come si dice anche qui “la terra è bassa” e spesso il risultato di tanto lavoro è legato a fattori che non si possono controllare, grandine, siccità ecc. …

Conosco personalmente la persona canavesana intervistata, né conosco le capacità imprenditoriali, l’amore che mette nel suo lavoro, i sacrifici e il rispetto per la natura e per gli animali che sono la fonte del suo sostentamento, della sua famiglia e cibo buono per tutti noi.
Credo nell’innovazione e nella necessità di cambiare stili di vita per tornare a rispettare la natura, l’ambiente che ci circonda ma ascoltando il servizio televisivo ho capito che occorre affrontare il tema in modo onesto, valutando vantaggi e svantaggi e non riportarlo solo ad un mero calcolo economico.

Di cosa si parlava? Si parlava dei pannelli fotovoltaici che stanno “invadendo” i terreni agricoli, quelli in cui si semina il grano, si fanno pascolare le mucche … quella roba li. Una cosa semplice da immaginare, che ai più appare come una soluzione ottimale per trasformare l’energia del sole in energia elettrica, apparentemente senza impatti ambientali … ma solo apparentemente la somma fa il totale.
A molti proprietari terrieri, e non sempre sono gli stessi agricoltori, grossi gruppi multinazionali offrono cifre e guadagni importanti se quei terreni vengono trasformati in grandi impianti fotovoltaici, è l’economia di mercato.
Il problema sottostante, è che se la politica non trova un giusto equilibrio rischiamo che le terre coltivabili si riducano drasticamente e che il bestiame abbia spazi sempre più ristretti su cui poter pascolare.

Prima di quel servizio e del grido di allarme di quegli agricoltori non ci avevo pensato, adesso si e lo scenario che è stato presentato non è poi così affascinante. Fare il pane senza il grano o il latte senza mucche potrebbe essere un problema anche se avremo più energia green a disposizione … sono certo che si possano trovare altre soluzioni, forse meno redditizie nel breve, ma vincenti nel medio/lungo periodo e soprattutto sino a che qualcuno avrà ancora la voglia di lavorare la terra … che resta comunque bassa.